L'Italia sulla luna

Referendum: ma allora chi sono i traditori delle riforme?

Fabrizio Rondolino, uno che delle vicende Pci, Pds, Ds, Pd se ne intende parecchio (tra l’altro è stato anche responsabile della comunicazione di D’Alema quando era segretario del partito e poi presidente del Consiglio) ha scritto in un tweet che Bersani è politicamente “squallido, privo di principi, intimamente vigliacco”. Poche parole che, come si può ben capire, hanno sollevato a sinistra un altro bel polverone.

Ora non conoscendo personalmente Bersani e non essendo stato mai un frequentatore di Botteghe Oscure o del Nazareno, non so quanto possa corrispondere al vero ciò che ha scritto Rondolino.

Però di una cosa sono ormai certo: che Pierluigi Bersani, uno dei leader della minoranza dem,  abbia bisogno di un bel periodo di riposo e che, nella sua personale battaglia per il no al referendum di dicembre (una battaglia contro Renzi portata avanti ovviamente in tandem col suo mentore, cioè D’Alema) stia buttando al vento anni e anni di rispettata carriera.

Da tempo avevo questa impressione, ne ho avuta una conferma seguendo il videoforum di cui è stato protagonista su Repubblica.it.

Tra le tante cose dette durante il lungo intervento i fan del web hanno adottato quel passaggio in cui Bersani ha affermato: “Sono stato insultato da certa gente per la mia posizione ma dico che da certa gente è meglio essere insultati che omaggiati. E che nessuno si azzardi poi a dire che io sono un traditore, sono pronto a sbranare chiunque lo dica. Non ci sto, io non sono un traditore io sono stato fedele e coerente con i valori della ditta e per me la ditta è solo l’Ulivo”.

Ebbene, almeno a giudicare dai commenti che popolano il web, Bersani, che da lunedì comincerà a prendere parte a varie manifestazioni per il no,  potrebbe cominciare a sbranare qualcuno oggi e finire tra qualche anno.

Perché il suo atteggiamento nei confronti del referendum e dell’Italicum è considerato, dalla stragrande maggioranza di chi commenta su internet, un vero e proprio sabotaggio. Un sabotaggio nei confronti delle riforme, un sabotaggio nei confronti del segretario Renzi che ovviamente si batte per il Sì, nei confronti di una sinistra che ha finalmente deciso di rinnovarsi. Un assist per la destra che non aspetta altro che un inciampo del presidente del Consiglio.

Certo, Bersani non ci sta a sentirsi apostrofare come traditore, anche se, diciamola tutta, in parlamento ha più volte votato con la minoranza dem le riforme e l’Italicum promosse da Renzi, salvo poi ripensarci come sta facendo ora.

Ma allora chi è che tradisce chi? E’ il presidente emerito Napolitano che delle riforme è assoluto assertore, è forse Renzi che vuole portare a casa delle riforme che non sono mai riuscite a nessun governo precedente, sono forse tutti i parlamentari del Pd che al referendum voteranno Sì, sono tutti quegli iscritti del Pd che si sono organizzati per formare i comitati per il Sì? I traditori, tanto per citare qualche nome, sono forse il professor Umberto Veronesi, Emma Bonino, illustri costituzionalisti, lo storico Lucio Villari, Roberto Benigni, Jovanotti, Liliana Cavani, Susanna Tamaro, Tullio Gregory? Sono loro insieme a tantissimi altri protagonisti in ogni campo della cultura e dello spettacolo?

Ma forse, al di là del dibattito su lealtà e tradimenti, il passaggio più importante di tutto il videoforum (nel corso del quale Bersani, un po’ alterato, se l’è presa anche col regista Paolo Virzì che si è permesso di chiedergli se lui ce l’aveva con Renzi per qualcosa) è stato quello in cui lo smacchiatore di ghepardi ha detto che per lui la “ditta” è solo l’Ulivo.

E’ qui tutto il nocciolo della vicenda. Bersani è fedele a qualcosa che non esiste più e che forse non potrà più esistere. Il mondo cambia, la politica cambia. Bersani è fedele ad un Ulivo, tanto caro al degnissimo professor Prodi (l’unico che è riuscito a battere Berlusconi alle elezioni) che anni fa proprio alcune figurine della sinistra (che Bersani potrebbe conoscere bene) fecero di tutto per tagliare alle radici.     

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