L'Italia sulla luna

Salvini e Meloni: sul palco delle illusioni va in scena il dramma del Centrodestra

Qualcuno crede alle coincidenze? Io ci credo. Ma non credo assolutamente alle coincidenze in politica.

Piccolo preambolo per tentare di spiegare prima di tutti a me stesso il devastante psicodramma che sta vivendo da alcune ore il centrodestra, quell’ammasso di umori che vanno da Forza Italia a Fratelli d’Italia alla Lega. Uno psicodramma a cui assiste soddisfatto Silvio Berlusconi, anziano dominus (anche se un po’ acciaccato) di tutto ciò che va sotto il nome di centrodestra. Il Pd ha certamente qualche problemino (D’Alema, Bersani) ma anche il Centrodestra non scherza in fatto di unità presente e futura.

Per tornare al discorso: può essere una coincidenza che nella notte fra venerdì e sabato due consiglieri di maggioranza di Forza Italia siano determinanti (insieme ad altri quindici) per far cadere la giunta del sindaco di Padova, il leghista Massimo Bitonci?

Vi sembra una coincidenza che proprio poche ore dopo questo traumatico evento arrivi a tenere un comizio nella città del Santo, Stefano Parisi, uno dei pochi volti umani di Forza Italia, uno che, benedetto dal dominus di cui sopra, porta avanti un progetto moderato, liberale e liberista, lontano anni luce dalle invettive della Lega di Salvini?

Vi sembra una coincidenza che proprio dal palco di Padova Stefano Parisi dica una frase del genere: “Ringrazio il presidente (e cioè Berlusconi, per intenderci)  che ha detto che noi non siamo quella roba lì che c’è a Firenze. O si cambia passo o siamo morti e la risposta non è Salvini, non sono le ruspe ma la nostra capacità di dare soluzioni al Paese”. E per non lasciare alcun dubbio su quello che intendeva dire, ha aggiunto: ”Siamo noi che ci candidiamo a governare l’Italia e dobbiamo farlo come forza liberale, riformista e popolare. Non lo può fare una forza radicale con gli slogan. Deve essere chiaro che questo è il disegno”.

E per finire può essere una coincidenza che l’intervento di Parisi sia avvenuto proprio poche ore prima che in piazza Santa Croce a Firenze andasse in scena quella che Parisi (riportando l’espressione di Berlusconi) ha definito “quella roba lì”, vale a dire il raduno nazionale di leghisti e (pochi) forzisti impegnati nel No al referendum sulle riforme del 4 dicembre?

La manifestazione in piazza Santa Croce (50.000 secondo l’ottimista Salvini, 18.000 secondo i calcoli sulla possibilità di capienza della piazza) forse non ha segnato definitivamente la rottura fra Salvini e Berlusconi (in politica non si sa mai cosa possa succedere il giorno dopo). Ma certo  ha segnato il livello più basso dei rapporti fra Forza Italia e la Lega. Anche perché, pensate un po’, in piazza dei big di Forza Italia c’era solamente Giovanni Toti, governatore della Liguria (grazie ai voti della Lega). E bisogna dire che faceva davvero un certo effetto vedere l’ex delfino del Cavaliere fotografato in mezzo alla leader di Fdi Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma si sa, tutti tengono famiglia e una foto non può essere considerata un danno irreparabile.

Francesco Verderami sul Corriere ha definito la manifestazione di piazza Santa Croce , “il divorzio di Firenze”.  Il divorzio di Firenze su quello che secondo me potrebbe essere definito “il palco delle illusioni”. Con Salvini che non solo si illude (e lo urla) di poter essere il leader del centrodestra ma accarezza anche l’idea (supportata a gran voce da tanti sostenitori muniti di cartelli stampati per l’occasione) di essere il premier incaricato per un nuovo governo, se il prossimo anno si dovesse tornare a votare per le politiche. (Eh sì, non ci mancherebbe che un premier come Salvini e poi ne avremmo davvero viste di tutti i colori). Illusioni. Come quelle della compagna di viaggio di Salvini Giorgia Meloni, leader di FdI, che si è detta prontissima a partecipare alle primarie di coalizione. Scene pirandelliane andate in onda da una piazza di Firenze.

“So’ ragazzi…” mi dice un forzista romano intenzionato (come tanti altri del resto) a votare Sì al referendum. “Ma dove pensano d’annà dopo lo sgarbo che hanno fatto a Berlusconi a Roma?”.

Già, quando Salvini e Meloni costrinsero Berlusconi a ritirare il suo candidato sindaco Bertolaso per presentare come candidata la Meloni e accreditarsi come i veri leader della destra. Con risultati disastrosi per tutti.

“Quello, conclude riferendosi a Berlusconi, è un signore che nun se scorda de gnente…”.  

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