L'Italia sulla luna

Renzi, un giovane premier che insegna ai “professorini”

Di lui si potrà dire tutto e il contrario di tutto: che è simpatico, che è antipatico, che è arrogante, che è alla mano, che ascolta tutti, che ascolta solo se stesso (e pochi altri), che è vanitoso, che è modesto, che è accomodante, che cerca sempre lo scontro. Tutto e il contrario di tutto. Ma su una cosa penso che tutti dovrebbero convenire: che Matteo Renzi è preparatissimo sulle cose di cui deve parlare e sulle quali deve discutere.

L’ultimo ad essere asfaltato è stato Peter Gomez, direttore del fattoquotidiano.it pochi minuti fa a 8 e 1/2 su La7. Lui, Gomez, chiedeva su riforme e legge elettorale e il presidente del Consiglio rispondeva. Ancora una volta, così come in tante altre sfide televisive, non c’è stata partita. Perché Renzi sa di cosa si parla e di cosa si discute. E’ un politico preparato che è davvero difficile mettere in difficoltà. Non va per slogan, non va per sentito dire, non va per frasi fatte. Come un bravissimo studente è padrone della materia e ribatte punto su punto. Mettendo parecchio in difficoltà il “professorino” di turno.

Renzi, che era da Lilli  Gruber, per parlare dei suoi mille giorni di governo ha dato anche un’altra dimostrazione di quella che potrebbe essere una nuova Italia, quella che potrebbe essere grazie ad un Sì al referendum del 4 dicembre: un’Italia dove un premier parla dei suoi successi, ma anche con serenità dei suoi insuccessi. Tipo quello della Buona scuola dove, ha detto Renzi con rammarico misto a incredulità “abbiamo investito tre miliardi di euro e siamo riusciti a scontentare tutti”. Trovatemi nella storia repubblicana un altro presidente del Consiglio che abbia avuto il coraggio di ammettere uno sbaglio. Un grande.

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