L'Italia sulla luna

Renzi sconfitto. Ma può ripartire da un consenso enorme

Ebbene sì, ha vinto l’Italia del no, dell’immobilismo, del compromesso, del va tutto bene madama la marchesa, del non cambiamo niente sennò chissà cosa potrebbe succedere.

Hanno vinto gli strenui difensori di una Costituzione che non può essere modificata neanche in minima parte (scelta che non condivido ma che io rispetto assolutamente), hanno vinto milioni di italiani in buonafede che non credevano in Renzi e nella sua opera.

A questi però si sono allegramente aggregati tantissimi squallidi individui che si sono nascosti, che non avevano neppure il coraggio di metterci la faccia e che si sono appalesati solo dentro la cabina elettorale.

Personaggi che hanno anteposto i loro grandi o piccoli interessi personali all’idea di un’Italia rinnovata, più agile, più moderna, più rispondente alle esigenze dei tempi. Personaggi a cui non importa niente della Costituzione ma ai quali va bene che nulla cambi. Che hanno pensato che se avesse vinto Renzi (e si fosse rafforzato parecchio il suo governo) un giorno avrebbe potuto forse andare a mettere il naso nei loro affari non sempre specchiati, nelle tasse non pagate, nei falsi Isee, nelle loro furbate, in piccole mascalzonate.

Insomma, insieme a milioni di persone per bene che hanno votato no, hanno vinto anche i furbetti del referendum: quelli che non dovevano rispondere sì o no ad un quesito sulla riforma della Costituzione ma che dovevano rispondere solamente ad un’altra domanda: cosa mi conviene di più?

Ha vinto il no ed ha perso Matteo Renzi, un vero leader che alla luce del risultato, ha deciso di andare al Quirinale a dare le dimissioni da presidente del Consiglio. Ha perso Renzi ed io, semplice elettore, semplice fautore di un rinnovamento che non ci sarà, sono orgoglioso di essermi battuto per una causa che ha perso.

Certo c’è superare lo sdegno provato davanti alle invettive di un inguardabile Brunetta dai capelli coi riflessi biondi o ai sorrisini di un D’Alema pienamente soddisfatto del suo lavoro di guastatore. Certo, c’è da metabolizzare la sconfitta, ma figuratevi se non ne è capace uno che da una vita intera tifa Fiorentina.

E come si fa a pensare con fiducia al domani? Semplicemente tenendo davanti agli occhi un numero che, di fronte alla sconfitta, può sembrare insignificante, ma che invece ha un’importanza enorme: 13. 432. 208. Sono gli elettori del Sì che hanno convintamente condiviso l’idea di  rinnovamento proposta da Matteo Renzi. Tutti voti di Renzi. Certo, il no ha avuto 19. 419. 507 elettori. Ma questo numero va spartito amabilmente (ma non troppo) fra Forza Italia e il M5S, fra la Lega e Fratelli d’Italia, fra la sinistra dem di D’Alema e di Bersani e la Sinistra Italiana, fra quelli che fanno ancora parte della galassia postcomunista e Casapound.

Renzi non è uno che ama galleggiare, fare governicchi o accordicchi. Facciamogli riprendere fiato dopo le fatiche enormi cui si è sottoposto in questi mesi di campagna elettorale e guardiamo in che maniera convoglierà il consenso enorme che ha avuto domenica 4 dicembre.

Una data che segna una sconfitta. O forse no.

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