L'Italia sulla luna

D’Alema e Bersani, compagnucci del no, sono riusciti a rottamarsi da soli

Non hanno avuto rispetto neppure per un protagonista della sinistra (fin dai tempi del Pci) come Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica emerito che era per le riforme. Hanno tradito il loro segretario, hanno voltato le spalle a tanti elettori del Pd, hanno votato No unendosi all’accozzaglia della coalizione di destra diventando essi stessi accozzaglia, hanno spaccato il loro stesso partito (ma 4/5 del Pd ha votato Sì, come indicato dal segretario) un minuto dopo la vittoria del No hanno avuto il coraggio di brindare alla sconfitta di Renzi e di farsi fotografare sorridenti coi bicchieri in mano.

Eh sì, D’Alema e Bersani (accompagnati dallo scudierino Speranza) hanno offerto davvero uno spettacolo pubblico disgustoso. Da proiettare nelle scuole insieme a “Giulio Cesare”, film del ’53 del grande Mankiewicz con Marlon Brando e annesse Idi di marzo.

I compagnucci del No si sono davvero tolti una bella soddisfazione, hanno dato una mano a mandare a casa quel giovane premier che voleva tentare di rinnovare l’Italia, senza dover distribuire a cariatidi della politica poltroncine o onorificenze varie. Hanno contribuito a rimettere l’Italia in mezzo alla palude. Quella palude in cui l’hanno fatta precipitare in anni e anni di carriera parlamentare.

In seguito al loro comportamento D’Alema e Bersani sono stati sommersi da una valanga enorme di insulti (mai visto niente del genere, nemmeno ai tempi di Berlusconi e se qualcuno avesse qualche dubbio può andare a consultare il sito dell’Unità). Però possono essere soddisfatti del loro lavoro. E possono tornare felicemente alle loro occupazioni. Che consistono, per D’Alema, nel fare lo “studioso” (come ama definirsi) in un ufficio di Bruxelles dove ha sede la fondazione “Italianieuropei” che presiede e per Bersani nel fare l’ospite negli studi de La7 e ridere sgangheratamente alle battute di Crozza.

Tutto bene quindi? Apparentemente sì, ma, secondo tanti, c’è un ma. Un ma per loro grande come una casa.

Perché i due compagnucci uniti nel No, forse annebbiati da velenosi rancori o da troppi brindisi post vendetta, non si sono accorti che in questo giro potrebbero essere riusciti (finalmente) a rottamarsi da soli. Senza l’intervento esterno di Renzi. Eh sì, si sono distratti e non si sono accorti del pericolo incombente che per un politico rappresenta il cono d’ombra.

Infatti, subito dopo la caduta del Premer, tanti (loro) amici della sinistra-sinistra gli hanno cominciato a chiedere (anche se non esplicitamente) di farsi gentilmente da parte e lasciare strada al nuovo che avanza.

Il primo a porsi sotto le luci della ribalta è stato il governatore della Toscana Enrico Rossi che (forse un po’ incautamente, dal momento che fuori dalla Toscana non lo conosce nessuno) poche ore dopo la sconfitta di Renzi si è candidato per la guida del partito e forse, chissà, per qualcos’altro (penserà: ci è riuscito Renzi perché non dovrebbe riuscire a me?). Un altro pretendente alla guida del Pd è il governatore della Puglia Michele Emiliano, anche lui in questi giorni scatenato non solo televisivamente contro Renzi.

La proposta più elegante per uscire dagli scontri quasi fisici che potrebbero avvenire a breve fra i democratici, l’ha fatta quel gentiluomo pieno di buonsenso che è l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Il quale si è azzardato a dire che sarebbe bene che tutta la sinistra (compresa la minoranza dem) si riunisse in un unico movimento fuori dal Pd per poi trattare coi democratici per un’alleanza di centrosinistra. Proposta respinta subito al mittente dal presidente di Sel, nonché ex governatore della Puglia, Nichi Vendola. Anche perché ci sarebbe subito da discutere sulla leadership di questa nuova “cosa” rossa.

E siamo solo all’inizio perché è certo che a questi personaggi strada facendo se ne aggiungeranno altri (Cuperlo, Speranza, Fassina, Civati?) per reclamare un posticino al sole.

Insomma a sinistra-sinistra la marea è montante, giovani e meno giovani scalpitano impazienti. Riusciranno D’Alema e Bersani a resistere? Riusciranno in questo clima, ad avere ancora uno spicchio di notorietà? Riusciranno a sabotare qualcun altro della loro parte?

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