L'Italia sulla luna

Se il Monte Bianco è in Sardegna. Ma cosa insegna la scuola italiana?

Domanda: “Il versante italiano del Monte Bianco si trova in Val d’Aosta o in Sardegna?”

Risposta: “In Sardegna”.

Tutto vero? Certo, tutto vero. Poche ore fa su Raiuno a “L’Eredità”, piacevolissima trasmissione condotta per una mezza vita da Carlo Conti e ora affidata all’altrettanto bravo Fabrizio Frizzi.

Qualche tempo fa captai al volo, sempre nella stessa trasmissione, che Mussolini era un comunista. Poi di recente mi è capitato di sentir dire che il canale marino che divide l’Europa dalla Gran Bretagna è lo stretto di Gibilterra. Poche sere fa ecco che mi imbatto in una risposta del genere: Togliatti era il segretario del Partito Repubblicano.

Che dire? Forse niente, forse far finta di non aver sentito, forse fare una riflessione, amara ma parecchio amara come un Lucano.

E la riflessione è questa: che “L’Eredità” è lo specchio dei disastri della nostra scuola. Altro che buona scuola, quella riforma sognata e fallita da Matteo Renzi (il fallimento con grandissima onestà intellettuale l’ha riconosciuto lui stesso in vari incontri). Qui bisognerebbe ricominciare tutto da zero. Ricominciare daccapo con programmi, professori e studenti.

Come si fa ad essere messi bene, ben vestiti, ben pettinati e anche un po’ sfrontati (sennò non si andrebbe a cercare di vincere un po’ di soldi in Tv) e non sapere niente di Mussolini, di Togliatti, del Canale della Manica, del Monte Bianco? Anni fa (internet fa storia) capitò addirittura che nessuno dei concorrenti del programma sapesse in che anno era salito al potere Hitler. Uno addirittura rispose che era successo nel 1964.

Come si fa a non sapere niente di fascismo, nazismo, comunismo? Non sapere di storia e non sapere neanche di geografia?

Come si fa a pensare che a scuola non si sia mai parlato di tutto questo, come si fa a pensare che a nessuno di questi concorrenti che sfilano nelle nostre cucine e nei nostri salotti sia capitato di leggere un articolo, un libro (parola grossa), un fumetto su uno di questi argomenti che fanno parte della nostra storia? Passerò per saccente, ma è difficile potersi capacitare di questo.

“L’Eredità” come specchio dei fallimenti della scuola italiana dove, in base a chissà quale principio, da un’infinità di anni è non solo “vietato vietare” (di sessantottina memoria) ma soprattutto bocciare. Dove tutti, anche i più ignoranti, devono essere promossi perché sennò potrebbero sentirsi frustrati, sennò i genitori potrebbero essere capaci di ricorrere al Tar o l’istituto (non sia mai) potrebbe perdere iscrizioni.

Qualcuno, certamente illuminato (o presunto tale) replicherà: bene così, perché la scuola italiana non è più nozionistica, ora insegna concetti non date. E forse sarà un buon metodo, ma qui non si parla di antichi egizi o di ittiti o di assiro-babilonesi. Qui si parla di Mussolini, qui si parla di fascismo, qui si parla di Togliatti e di tutto ciò che ha segnato la storia d’Italia appena  pochi decenni fa.

Come si può capire il presente se non si sa nulla del fascismo, del comunismo, della nascita della Repubblica, del voto alle donne, della Costituzione? E non si sa neppure se prendendo un traghetto uno si ritrova in Gran Bretagna o in Nord Africa, se non si sa che il Monte Bianco non è in Sardegna?

“L’Eredità” come specchio della scuola, ma anche del nostro presente. Se uno pensa che Togliatti sia stato il segretario del Partito Repubblicano, può forse indignarsi se Di Maio, parlamentare grillino, nonché vicepresidente della Camera, confonde il Venezuela col Cile, non sa che i governi non vengono eletti e non viene eletto neppure il presidente del Consiglio? Si può indignare se confonde Pinochet con qualche altro e sbaglia clamorosamente qualche congiuntivo?

Hai visto, dirà qualcuno, quello non sa tante belle cose come me eppure è diventato vicepresidente della Camera e guadagna un sacco di soldi al mese. Che me frega a me di Mussolini e Hitler? E qualcun altro dirà: ma se questo rincoglionito di giornalista la smettesse con tutte queste storie e si concentrasse di più sulla prossima edizione del Grande Fratello o dell’Isola dei Famosi? Non sarebbe forse meglio?

Eh sì, forse sarebbe meglio.

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