Così gli illusionisti della politica rilanciano i Cinegiornali Luce
Voi non ci crederete, ma i Cinegiornali dell’Istituto Luce sono tornati di gran moda. I naviganti più giovani forse non avranno mai sentito parlare di questa istituzione, ma chi ha letto qualche libro o qualche giornale o ha qualche annetto in più, ne saprà senz’altro qualcosa.
Ma per chi non sapesse (e non ha voglia di andare a cercare) si può dire che i Cinegiornali Luce, veri antesignani degli attuali telegiornali, vennero creati durante il fascismo da Benito Mussolini. A cosa serviva questa appendice dell’Istituto Luce, nato pochi anni prima per diffondere la cultura cinematografica?
I cinegiornali venivano proiettati in tutti i cinema d’Italia, che allora erano tantissimi e affollatissimi (anche perché al contrario di oggi erano alla portata di tutte le tasche) prima dell’inizio del film. Parlavano di attualità, duravano in media una decina di minuti e servivano ad informare la popolazione.
Solo ed esclusivamente propaganda. In tempo di pace raccontavano le meraviglie del fascismo, con il Duce immortalato in mezzo alla folla plaudente in ogni dove e in ogni situazione, a inaugurazioni, a festival, a tagliare il grano, a cavallo.
Durante le guerre (Libia, Etiopia, la seconda guerra mondiale) i cinegiornali Luce servivano a raccontare vittorie e trionfi dell’esercito italiano. Non c’era mai, in quei cinegiornali, una mezza sconfitta, la difficoltà a conquistare qualcosa, una battaglia andata per le lunghe e male: erano solo trionfi e vittorie. Anche mentre quei poveretti dei nostri soldati venivano massacrati da qualche parte.
La gente guardava, si faceva lavare il cervello e in tantissimi credevano a ciò che gli veniva raccontato. E nessuno poteva controbattere, perché non c’erano mezzi simili. Poi si è visto come è andata a finire.
Ecco, dicevo che i Cinegiornali Luce sono tornati di gran moda. Ad usarli a loro piacimento sono quasi esclusivamente alcuni politici, parlamentari, governatori, presidenti, sindaci, consiglieri che hanno bisogno di far vedere all’inclita platea quanto sono bravi e rassicuranti.
Dove si possono vedere questi moderni Cinegiornali Luce?
Basta andare su internet, su Facebook, sulle pagine personali. Gli illusionisti della politica sono capaci di raccontarti di tutto e di più. Sono bravi a raccontarti del loro privato, di quello che hanno appreso al liceo o all’università, magari ti propinano in pillole quotidiane la loro tesina, ti parlano della loro visione del mondo, ti espongono le loro idee spesso anche un po’ confuse, sono capaci di spaziare con grande risibile disinvoltura da Marx al rifacimento di un marciapiede, da Weber alla potatura di un albero (facendola passare, la potatura in questione, come un successo clamoroso).
Chi ti parla di socialismo roosveltiano e chi ti indica la giusta strada per amministrare in una rivoluzione culturale. Milioni e milioni di parole e di pensierini che hanno un solo, unico scopo: quello di offrire una trionfale immagine di sé e del lavoro svolto.
Ecco sono capaci di tutto questo. Talvolta anche di manganellarti, di cacciarti dal gruppo o dal movimento, di insultare e minacciare chi osa mettere in dubbio il verbo (non esageriamo, l’avverbio) del leader.
E, in tantissimi casi, proprio come succedeva alla fine dei Cinegiornali Luce, non puoi chiedere. Uno deve credere e basta.
O meglio, su Facebook, questo modernissimo cinegiornale da loro adottato, puoi anche intervenire, puoi interloquire, puoi tentare di aprire un dibattito. Il problema è che spesso e volentieri loro, gli illusionisti della politica, non ti rispondono o ti rispondono a sillabe.
Se poi vai fuori dal tema da loro proposto (e dal quale risulta che sono tanto bravi) manco ti prendono in considerazione. O parli dei massimi o minimi sistemi che interessano a loro o puoi stare un mese intero a chiedere chiarimenti su una certa vicenda che magari coinvolge la città, la provincia o la regione in cui si vive senza che loro ti rispondano. Perché, come dicono i politici illusionisti e anche saccentini, “loro non si fanno dettare l’agenda da nessuno”. Si può parlare del Mattarellum o di Trump ma non del nuovo piano viario della città o del problema dell’immigrazione nella regione.
Tutti devono restare zitti e buoni. I nuovi cinegiornali dell’Istituto Luce vanno seguiti e assorbiti, come una volta, in silenzio. Senza replicare.
Ma si è detto all’inizio: questi sono atteggiamenti che appartengono agli illusionisti della politica. Per fortuna ci sono anche quelli che si dannano l’anima per fare e per dare risposte. E alla fine gli illusionisti della politica finiranno per illudere solo loro stessi.