D’Alema e compagni: numeri e chimere del rosso antico
Chi dà i numeri, chi straparla, chi divulga pensierini da due centesimi, chi delira, chi accusa, chi puntualizza, chi sgomita per un’intervista: nella galassia color rosso antico, che sta alla sinistra di Renzi e del suo Pd, sta succedendo di tutto. In una confusione senza pari.
D’Alema, un giorno sì e l’altro pure sul punto di annunciare la scissione dal Pd, è fra quelli che danno i numeri. Sostenendo che una nuova “cosa” rossa da lui creata per l’occasione, potrebbe (secondo suoi sondaggi) avere una dote del 10% dei voti. Un sogno, un’illusione, o forse solo una speranza?
E poi una “cosa” fatta con chi? Chi sono i compagnucci che potrebbero accompagnare D’Alema in questa nuova avventura tesa a distruggere l’avversario del momento che è Renzi (impresa non nuova per lui, visti i comportamenti tenuti in passato nei confronti di Occhetto, di Prodi, di Veltroni). Forse l’unico sicuro potrebbe essere Bersani, per il quale (agli occhi dei più) sarebbe impossibile continuare a vivere politicamente lontano dal suo mentore. Gli altri si vedrà.
Sì, perché ad esempio Michele Emiliano, governatore della Puglia nonché aspirante segretario del Pd al posto di Renzi, ha già fatto sapere che lui non è il candidato di D’Alema e che la sua storia politica è cominciata dal Pd. Facendo intendere che non viene dalla scuola delle Frattocchie dove si formava la classe dirigente del Pci.
Che farà Emiliano che inizialmente ha appoggiato Renzi e ora continua a dire che Renzi ha sbagliato tutto e che, invece di parlare di elezioni anticipate come intende il segretario, prima vuole il congresso dei democratici dove potersi presentare (supponiamo) come salvatore della patria?
E se D’Alema se ne va, lui che fa? Va nella “cosa” vintage dell’ex lider Maximo rottamato o resta nel Pd? O, come auspicano molti, decide di continuare a fare solo il governatore della Puglia? Ah, saperlo.
Così come sarebbe interessante sapere quale futuro politico si immagina Enrico Rossi, governatore della Toscana e altro aspirante candidato alla segreteria del Pd. Anche lui prima delle elezioni (che in molti immaginano possano svolgersi in giugno) pretende il congresso del Pd. E se il congresso non c’è che fa? Va a fare parte del “Consenso” di D’Alema, al quale lo unisce la vecchia militanza nel Pci, oppure si riallinea e resta a fare il governatore?
In attesa degli sviluppi anche Rossi dà i numeri (ha lanciato via web una petizione per sollecitare il congresso democratico) e parla, parla, parla (ovviamente contro Renzi) nella speranza di essere scoperto finalmente dai media nazionali più importanti.
Sono finiti i drammi della sinistra-sinistra? Sembra proprio di no. Perché Giuliano Pisapia, ex (grande) sindaco di Milano ha già fatto sapere da tempo che lui è per avere un dialogo col Pd di Renzi e non ha nessuna voglia di tirare cannonate. E che lui guarda con favore ad un centrosinistra rigenerato.
E per finire in bellezza, proprio poche ore fa, a complicare le vicende ci si è messo anche il mitico Stefano Fassina, uno dei primi fuoriusciti dal Pd (con Civati) e fondatore di Sinistra italiana, il quale in un’intervista al Repubblica ha detto che, se D’Alema esce dal Pd, può diventare un interlocutore, aggiungendo però che Sinistra italiana, dopo il congresso che si terrà a giorni, “sarà un partito autonomo, popolare, aperto e inclusivo. Non certo l’associazione ‘amici di D’Alema’”.
E allora, alla luce di tutto questo, quella auspicata da D’Alema sarà una cosa dal 10% o una “cosina” un po’ più raccolta?
Per tornare a Rossi che si aggira per l’Italia per parlare anche del suo libro “Rivoluzione Socialista” (scritto con Peppino Caldarola, giornalista ed ex dirigente del Pci) e di “redistribuzione della ricchezza”, sulla sua pagina facebook ha annunciato un prossimo incontro a Taranto. Un lettore gli ha chiesto, beffardamente, quando sarebbe tornato nel comprensorio del cuoio (Rossi è stato sindaco di Pontedera) per andare a cena nuovamente con gli operai che guadagnano mediamente mille euro al mese.
Eh c’è proprio da dire che a sinistra-sinistra non sono messi tanto bene. Non c’è che da augurarsi di andare presto alle elezioni in modo che si possano chiarire tante cose. E soprattutto, in maniera definitiva, se il rosso antico è un colore che ha ancora qualche fan.