L'Italia sulla luna

Renzi deve ripartire dal popolo del Sì

Renzi è imprevedibile e per questo penso che nessuno possa sapere come si presenterà fra poche ore alla direzione del Pd e soprattutto cosa dirà. Elezioni sì, elezioni no, congresso sì, congresso no, primarie sì, primarie no, scissione sì, scissione no, unità sì, unità no, pazienza sì, pazienza no, martirio (politico) sì, martirio (politico) no, italicum sì, italicum no, coalizioni sì, coalizioni no, fine legislatura sì, fine legislatura no e via di seguito.

Mi auguro solo, a due mesi e più di distanza dal 4 dicembre e dopo due mesi e più di un bailamme politico da cui l’innocente cittadino-elettore è stato travolto senza capirci più niente (o meglio riuscendo solo a capire che quelli della minoranza Pd non demordono dal disegno di voler abbattere il loro segretario Renzi), ebbene mi auguro solo che si arrivi a qualcosa di chiaro e definitivo.

Perché anche l’elettore più volenteroso, anche il cittadino meglio disposto, alla fine potrebbe arrivare a dire: basta non se ne può più di questo stillicidio, non se ne può più di questa situazione in cui ha precipitato il Paese quell’accozzaglia, in cui spiccavano vecchi arnesi della minoranza Pd come D’Alema e Bersani o giovani arnesi (solo anagraficamente) come Speranza, che ha respinto le riforme proposte dall’allora premier Renzi.

E non ne può più di quelli che: prima votiamo no alle riforme e poi ci mettiamo intorno ad un tavolo e le riformuliamo in quattro e quattr’otto. E quelli che: la legge elettorale? Anche quella la rifacciamo subito dopo aver votato no. In una settimana ne variamo una nuova diversa dall’Italicum.

E non ne può più di un giorno dopo giorno senza costrutto, di stare fermi in un tunnel di cui non si vede l’uscita.

Bene sono passati due mesi da tutto questo ed è l’ora (secondo migliaia e migliaia di persone che affollano i social  e ogni altro posto dove si possa esprimere un parere) di rimettersi in marcia, di ripartire, di avere un obiettivo.

Basta coi discorsi, basti coi quotidiani siluri dei compagnucci postcomunisti, basta coi machiavellismi, basta perdere tempo a discutere con gente che vuole soltanto distruggere e che mai smetterà con la guerriglia.

Renzi è imprevedibile ma è anche uno che non vuole perdere tempo a palleggiare a centrocampo. Dopo anni tirati a duecento all’ora (quando gli altri erano abituati ad andare a venti) ha giustamente ripreso fiato, ha ritrovato le cose di una vita, ha metabolizzato la sconfitta del referendum (anche se numericamente gli è andata meglio che alla Fiorentina a Roma, diciamo che ha perso due a zero), è stato un po’ a vedere, ha analizzato la situazione, è stato a osservare cosa succedeva intorno.

Bene, ora c’è da ricominciare a fare sul serio. E dalla mega riunione di domani a Roma non potrà che uscire con una decisione netta e chiara per tutti.

Quale sarà questa decisione, la strada che indicherà a tutti i suoi fan, a tutti quelli che hanno creduto in lui, nella sua opera di governo, nel suo desiderio di cambiare con le riforme un Paese decrepito e senza speranza, nessuno lo sa.

Ma Renzi deve aver ben presente una cosa: che deve ripartire da quei tredici milioni e mezzo di elettori che hanno votato per lui e per le riforme che proponeva; deve ripartire da tutti quegli elettori che lo hanno sostenuto, che lo hanno affiancato in quel campo di battaglia che vedeva lui solo contro tutti, contro un’accozzaglia che andava da D’Alema e Bersani a Casapound, passando dai vari Salvini, Meloni, i grillini, Brunetta, i fantasmi di quella sinistra-sinistra scioltasi nell’acido dell’invidia.

Bene, lui, Renzi, li aveva tutti contro. Tutti schierati contro l’idea di una nuova Italia. Quell’ accozzaglia ce l’ha fatta a stopparlo. Ma lui grazie a quei tredici milioni e mezzo di voti è riuscito a reggere con onore l’urto e a non affondare.

Bene. Mi auguro che dalla riunione che si svolgerà fra poche ore possa uscire un’idea nuova di Partito Democratico. Un’idea nuova rispetto a quello che è successo fino ad oggi. Un Pd in cui la maggioranza vince e dà la linea, la minoranza può discutere, confrontarsi, avanzare proposte ma alla fine deve adeguarsi alle scelte della maggioranza. Adeguarsi, non tradire. Un Pd in cui vecchi arnesi che sono lì solo per distruggere non abbiano più riparo, non abbiano più il potere di sabotare il lavoro onesto di altri.

E se sarà scissione, se D’Alema e compagnucci decideranno di andarsene o saranno messi in condizione di farlo, il popolo del Sì non potrà che gioirne. E anche tutte le figure in vista del partito devono essere consapevoli che in questo momento senza Renzi il Pd non va da nessuna parte.  

Certo la parola “unità” (unità in politica, unità nel partito, unità in un’associazione, unità nel raggiungimento di uno scopo comune, unità in famiglia, unità in una squadra, unità in un posto di lavoro, unità in un ideale) è davvero bella.

Ma la parola “traditori” è certamente una delle più schifose non solo di qualunque vocabolario, ma di qualunque esistenza. Quel bollino resterà attaccato per sempre. E si sa bene che quelli che tradiscono una volta, tradiranno sempre. 

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