L'Italia sulla luna

Il governatore Rossi? O parla della Toscana o deve dimettersi

Sarebbe come se l’amministratore delegato Marchionne decidesse di uscire dalla Fiat, continuasse a prendere i soldi dello stipendio dalla Fiat e dappertutto, sui giornali, in tv, sui social, parlasse malissimo della Fiat e delle automobili che produce. Tutto questo mentre lavora a mettere insieme una fabbrica di auto col suo nome. Forse c’è qualcosa che non va.

Ecco mi sembra proprio questa la situazione che sta vivendo il governatore della Toscana Enrico Rossi, dopo aver deciso di uscire dal Pd. Scissionista insieme a Speranza (ma non a Emiliano che ha fregato tutt’e due restando nel Partito Democratico), continua a tutti gli effetti a fare il governatore della Toscana con, diciamo così, la casacca del Pd. Come se nulla fosse. E attaccando dappertutto il Pd, l’ex segretario del partito nonché ex premier Renzi, le politiche del governo.

Una situazione questa  che è deflagrata due giorni fa in una trasmissione de La7 (Tagadà) e culminata in un durissimo scontro verbale fra la giornalista del Corriere della Sera Maria Teresa Meli che faceva notare la situazione che si era venuta a creare in Toscana e lo stesso Rossi che non sapeva cosa rispondere alla domanda se sentiva o no l’obbligo morale di dimettersi dalla carica. Carica assunta, guarda caso, con i voti del Pd guidato da Renzi. Ma ancora non c’è stata risposta. 

Ora, intendiamoci, nessuno è per la gogna o, prendendo a prestito uno dei capisaldi della “Rivoluzione socialista” vagheggiata da Rossi, per la “redistribuzione della ricchezza” (che in questo caso sarebbe il lauto stipendio mensile del governatore).

Però una cosa deve essere chiara, visto che lui tiene tanto alla chiarezza.

Se Rossi non avverte il valore morale (altro termine a lui molto caro) delle dimissioni, se vuole continuare a governare la Toscana fino alla scadenza del mandato (nel 2020), se i suoi assessori decidono di non creare difficoltà alla giunta, se i consiglieri renziani della sua maggioranza decidono di non sfiduciarlo e di marcarlo comunque stretto su ogni provvedimento: bene, se succede tutto questo Rossi si deve dare una calmata.

Perché Pd regionale, assessori e consiglieri possono pure “commissariarlo” su atti e progetti, ma non possono certo commissariare i suoi pensieri. In parole povere: Rossi vuol continuare a fare il governatore? Bene, lo faccia. Ma non sarà più accettabile per gli elettori del Pd che vada a parlare male del Pd a destra e a manca, in tutti i talk show televisivi, in giro per la Toscana.

Se, come governatore della Toscana, va in televisione o sui giornali a parlare della Regione, dei programmi, dei progetti per migliorare la vita dei cittadini di uno dei territori più belli del nostro Paese non fa che bene.

In caso contrario, se deve andare a fare campagna per il suo nuovo partito ancora senza nome, a parlare della sua visione del mondo ben diversa da chi lo ha eletto, della sua antistorica idea di società; se, presentandosi sempre come governatore, deve cercare di influenzare in qualche maniera la campagna elettorale delle amministrative che si svolgeranno in primavera in varie città della Toscana, allora deve dare le dimissioni. E potrebbe finalmente andare a godersi in santa pace la sua nuova “cosa rossa” e l’allegra compagnia formata da D’Alema,  Bersani, Speranza, Epifani. Cinque amici al bar a cantare “Bandiera rossa”.    

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