Rossi e Speranza, i progressisti che guardano al passato
Tre scissionisti e un nuovo partito. Enrico Rossi e Roberto Speranza (fuoriusciti dal Pd) e Arturo Scotto (fuoriuscito da Sinistra Italiana) hanno presentato poche ore fa a Roma la loro nuova creaturina che andrà a collocarsi a sinistra del Pd. Si chiamerà “Democratici e Progressisti”. Per non farsi mancare niente i tre hanno deciso di anteporre a DeP anche “Articolo 1”, in riferimento ovviamente all’articolo 1 della nostra Costituzione.
Perché “Articolo 1” si capisce senza bisogno di tante spiegazioni: perché la loro priorità, hanno detto, sarà quella del lavoro e soprattutto il lavoro dei giovani. Eh già, come se tutti gli altri partiti fossero contro il lavoro e contro i giovani. Ma si sa ognuno la vede a modo suo.
E non c’è bisogno di troppe spiegazioni neanche per “Democratici e progressisti”. “Democratici” come tutti quelli che, trovandosi in un partito (come lo erano Rossi e Speranza nel Pd) rispettano le forze in campo. Se sono minoranza rispettano le scelte della maggioranza e del loro segretario e se sono minoranza non votano in parlamento e al Referendum contro la maggioranza e il loro segretario. Proprio come non è stato fatto. Mi sembra che la parola democratici rispecchi appieno le scelte fatte da Speranza e da altri scissionisti negli ultimi tempi.
“Progressisti” perché vogliamo forse indicare diversamente personaggi come Enrico Rossi, ancora governatore della Toscana nonostante la fuoriuscita dal Pd (fino a quando?) che propone all’attenzione di masse piuttosto risicate il suo libro “Rivoluzione socialista”? In quale altra maniera vogliamo indicare personaggi come Rossi e Speranza che alla riunione degli scissionisti della settimana scorsa a Roma si sono messi a cantare “Bandiera Rossa”? Li vogliamo chiamare postcomunisti, li vogliamo chiamare neocomunisti, li vogliamo chiamare “passatisti”? No, assolutamente no.
Come vogliamo indicare, se non come progressista, un personaggio come Rossi che alla fine della presentazione di “Democratici e Progressisti” si è messo a cantare “La locomotiva” di Guccini, inno (anche se non ufficiale) dell’anarchia? Con un pazzo che vuole lanciare la locomotiva contro un treno di ricchi e di signori in nome della giustizia proletaria? Rossi nell’occasione, per far vedere di essere preparatissimo su Guccini, ha anche citato un verso della canzone “Abbiamo la forza della dinamite”. Come si potrebbe indicare se non “progressista”?
E poi non scordiamoci di quell’ ”e”, forse fondamentale, che unisce Democratici e Progressisti. Forse ci è stata messa perché l’acronimo del nuovo partito in articoli e titoli non diventi DP, che richiamerebbe una Democrazia Proletaria, formazione di estrema sinistra, che andava tanto di moda negli anni di piombo. Ma forse nella sostanza DeP potrebbe essere molto vicina alla DP di una volta.