Il trionfo di Renzi. E’ tempo di ripartire ma senza dimenticare
Dunque, dove eravamo rimasti? Ah sì, eravamo rimasti a D’Alema, Bersani e Speranza che brindavano felici e ridanciani per la sconfitta di Renzi al referendum costituzionale.
Eravamo rimasti a Renzi che, tradito da alcune rancorose e sbiadite figurine del suo stesso partito, si era dimesso da presidente del Consiglio e da segretario del Pd.
Eravamo rimasti all’assemblea nazionale del partito e alla scissione perpetrata dalle stesse figurine rosso antico che cantavano Bandiera rossa sul palcoscenico di un teatro romano e davano vita ad un nuovo movimento che nelle loro intenzioni doveva stroncare definitivamente il giovane ex segretario.
Eravamo rimasti lì con Matteo Renzi un po’ frastornato da tante coltellate alle spalle e tanti media schierati giorno dopo giorno, tg dopo tg (chissà perché) contro di lui. Eravamo rimasti lì.
Oggi, Primo Maggio, cinque mesi dopo quel 4 dicembre legato alle vendette di un’accozzaglia che andava dai comunisti e post comunisti ai fascisti e post fascisti, siamo qui. Con Renzi che dopo aver vinto alla grande le primarie degli iscritti al Pd, ha vinto alla grandissima le primarie aperte a tutti. Primarie alle quali hanno partecipato due milioni di persone, in fila ai seggi per dire che il loro leader, il segretario del Pd, è nuovamente Matteo Renzi. Per riaffidare a Renzi il compito di disegnare il futuro di un’Italia diversa.
Eravamo là nella palude, ora siamo qui e ripartiamo dal clamoroso risultato delle primarie, tenendo bene a mente il passato, tutto e tutti. Non dimenticare aiuta.