L'Italia sulla luna

La “cosa rossa” di Pisapia cerca il nome. E se si chiamasse “Poltrone e sofà”?

Giuliano Pisapia, leader di “Campo progressista”, ex sindaco arancione di Milano, insiste nella pazza idea (che sia un fan della mitica Patty?) di voler riunire in una sola “cosa”, tutte le formazioni di sinistra-sinistra per dare vita (scusate il bisticcio di parole) ad un nuovo centrosinistra senza il Pd di Renzi, considerato troppo centrista. 

Prima divertita considerazione: Pisapia (ammesso che sia lui ad allenare questa nuova squadra, se non viene fatto fuori prima) a chi pensa di far coprire il “centro”, quello dove tutti dicono che si vincono le elezioni? In una squadra di sinistra-sinistra, chi potrebbe coprire bene questo ruolo fondamentale? Bersani, D’Alema, Speranza, Rossi, Epifani, Fratoianni, Fassina, Civati, Vendola? I panchinari Landini, Camusso, qualche altro sindacalista di lungo corso? Su, non scherziamo.

Seconda divertita considerazione: quanto tempo potrebbe durare un partito composto da personaggi come quelli di cui sopra, dove ognuno è leader di se stesso e pochi altri e nessuno vuol rinunciare a tale, prestigioso ruolo?

Per gettare le basi di questa nuova “cosa rossa” ancora senza nome Pisapia ha dato appuntamento a tutti gli interessati il primo luglio a Roma. Guardiamo chi risponderà all’appello, guardiamo chi si dimostrerà veramente interessato all’idea di questo nuovo centrosinistra senza centro.

La galassia delle forze a sinistra del Pd è vasta e variegata: c’è, appunto “Campo progressista”, poi “Articolo 1”, il movimento democratico e progressista fondato dagli scissionisti del Pd (D’Alema, Bersani, Speranza, Rossi, tanto per fare dei nomi), poi ecco “Sinistra Italiana” che riunisce l’ex Sel di Vendola e “Futuro a sinistra” di Fassina, poi c’è “Possibile” di Pippo Civati, il primo dem in assoluto a rompere con Renzi, e “DemA” (Democrazia e autonomia) del sindaco di Napoli De Magistris che si ispira al manifesto delle città ribelli. E ancora la storica “Rifondazione comunista”, guidata da Paolo Ferrero e una miriade di altre siglette rivolte con la mente al passato rosso antico. Tante sigle e (quasi tutte) già spaccate al loro stesso interno: chi guarda da una parte e chi guarda da un’altra.

Ultima cosa: il raduno di Roma dovrà sancire anche il nome della nuova “cosa”, nome per il quale è stato lanciato un sondaggio su Facebook. Perché si è capito, tutti sono (almeno nelle enunciazioni) democratici, tutti sono progressisti, tutti sono di sinistra-sinistra, tutti ce l’hanno col Pd e con Renzi, tutti, ad occhio e croce, vorrebbero riportare indietro le lancette della storia. Però, forse, per acchiappare voti, hanno bisogno di qualcosa un po’ più frizzante.

D’Alema, con la consueta verve, ha proposto “Alleanza per il cambiamento”(?), Enrico Rossi opterebbe per una più sobria “Alleanza democratica”. Ma se senza stare ad arzigogolarci  tanto sopra decidessero di chiamarsi “Alleanza comunista”? Certo, una denominazione del genere potrebbe suonare un po’ datata, però sarebbe chiara, lineare, diretta. E gli elettori saprebbero subito con chi hanno a che fare.

Oppure, se Pisapia e compagni decidessero per qualcosa di più frou frou potrebbero chiamare la cosa che hanno in mente semplicemente “Nostalgia canaglia”. Così omaggerebbero anche Al Bano e Romina. O meglio ancora “Poltrone e sofà”.

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