L'Italia sulla luna

Sgarbi, quando la cultura è uno spettacolo entusiasmante

Quasi due ore di molto di più di uno spettacolo. Una “lectio magistralis” per la memoria. Sgarbi serve la sua cultura senza confini insieme ad alcune note di una violinista o, a seconda dei casi, di un pianista. Una emozione vera.

Vittorio è in giro per l’Italia con una serie di performance, la più importante delle quali è il nuovo spettacolo su Michelangelo, uomo e sommo artista.

A me  è capitato poche sere fa al Caffè Chantant della Versiliana a Marina di Pietrasanta di assistere alla sua lettura di due canti della Divina Commedia, quello in cui Dante celebra il tragico amore di Paolo e Francesca e quello dove viene rievocato l’incontro con Ulisse e Diomede.

Un oceano di parole. Lui, Sgarbi, da solo, in piedi davanti ad un microfono, senza mai bere neppure un bicchiere d’acqua a coinvolgere una platea appassionata con  le sue interpretazioni, le sue riflessioni, le sue provocazioni.

Parla del Papa (secondo un suo ragionamento) ateo e di Piero della Francesca, di Berlusconi e di unioni civili,  dell’amore assoluto e di Plinio Nomellini, grande pittore del Novecento da lui stimatissimo, di Benedetto Croce e delle “aquile reali” Raggi e Appendino, di Renzi e di Spinoza. Parla dell’oggi, di ieri e dell’altro ieri con una conoscenza e una profondità che affascinano e inducono alla riflessione.

Sgarbi l’antipatico, Sgarbi  che conquista, Sgarbi che ammalia, Sgarbi polemista, Sgarbi immenso studioso dell’arte, Sgarbi che provoca, Sgarbi di destra, Sgarbi di centro, Sgarbi liberale, Sgarbi conservatore. Sgarbi che urla “capre” verso  gli ignoranti, Sgarbi che ti coinvolge nel suo sapere. Un grande.   

  

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