Pd, è davvero arrivato il momento di fare chiarezza
“Qualcosa di profondo nel partito non va”. E ancora: “E’ arrivato nel Pd il tempo di fare chiarezza”.
Penso che la stragrande maggioranza degli elettori del Pd sia assolutamente d’accordo con quanto detto da Dario Franceschini, tuttora ministro dei Beni culturali del governo Gentiloni, a poche ore dalla direzione nazionale del Pd in programma domani.
Ma senza stare a girarci troppo intorno, senza stare a sprecare troppe energie in inutili elucubrazioni, bisogna che prima o poi i dirigenti Dem debbano rispondere a poche, ineluttabili domande facili facili: a dare la linea di un partito deve essere la maggioranza o deve essere la minoranza? A condizionare le scelte devono essere i capicorrente, tipo Franceschini o Orlando, o magari un segretario (ancorché dimissionario dopo la sconfitta elettorale) divenuto tale grazie ad un paio di milioncini di voti presi alle primarie?
Ed ancora: può un segretario reggente, incaricato di traghettare il partito dalle dimissioni di Renzi fino al prossimo congresso o alle prossime primarie, intavolare trattative per fare un orrendo governo coi 5 Stelle quando la direzione di un paio di mesi fa aveva indicato nell’opposizione l’unica strada che il Pd doveva percorrere in questo periodo?
E ancora: il primo peone Pd che passa da piazza Montecitorio può andare a destra e a manca, in tv o sui giornali, a parlare in nome di tutto il Pd, ad esporre sue personali idee del tutto in contrasto con quelle della maggioranza?
Domande facili facili che necessitano di una risposta chiara e netta. Eh sì, è arrivato il momento di fare chiarezza. Perché così il Pd non può davvero andare avanti.