Renzi deve ripartire dai suoi elettori. Che sono tanti.
“A questo punto l’unica soluzione è quella di darsi un profilo netto come partito, tornando alle origini, allo spirito della rottamazione. Saremo una forza riformista che si tiene lontana dai tatticismi politici”.
“I migliori amici di Berlusconi sono i suoi nemici. E’ stato ancora una volta dimostrato che quelli che invocano una coalizione di centrosinistra larga il più possibile fanno il gioco del centrodestra e non del Pd”.
Mi auguro che queste parole di Matteo Renzi, pronunciate a commento dei risultati elettorali di domenica, siano definitive. Siano definitive per la sua azione come segretario nazionale del Pd, siano definitive per tutti quelli, anche del suo partito, che in questo momento lo stanno tartassando, criticando, partecipando ad un gioco al massacro di cui veramente non se ne sentiva il bisogno. In un momento della politica così delicato comunque questo.
Ed allora forse sarà bene rimettere tutto in chiaro con la convinzione che tutto questo possa venire fuori anche dal forum nazionale del Pd in programma a Milano venerdì e sabato prossimi.
Matteo Renzi è il segretario del Pd designato da una consultazione (primarie) che ha portato a votare due milioni di persone. Due milioni di persone che per votare, per esprimere la propria opinione, hanno addirittura pagato. Di quei due milioni di voti il 70% per cento è andato a Renzi e alla sua linea politica, il resto a Orlando e Emiliano. E questo è certamente un dato che tutti, amici, semiamici e avversari devono tenere sempre bene in mente.
Votando la linea Renzi gli elettori delle affollatissime primarie hanno più o meno sancito questo: nessuna alleanza con i traditori che prima hanno contribuito ad affossare il referendum di dicembre e poi hanno dato vita alla scissione. Nessuna nostalgia verso un rosso antico ripudiato perfino in Russia e in Cina, nessun centrosinistra pieno di sinistri-sinistri e rancorosi ex.
Gli elettori di fine aprile col loro voto hanno, secondo me, voluto indicare anche di essere stufi di caminetti e accozzaglie, di tende, tendine e mucche nel corridoio, di “studiosi” con sede a Bruxelles. E anche di ostaggi (di un’idea) affetti dalla sindrome di Stoccolma che, pur essendo stati penalizzati e disarcionati dai sinistri-sinistri continuano a suggerire a Renzi di imbarcare di nuovo i “compagnucci” che li hanno massacrati politicamente.
Gli elettori di Renzi ne hanno abbastanza di questi giochini. Così come ne hanno abbastanza di Ulivi (tagliati alle radici proprio da personaggi che non sanno rispettare gli accordi) e di possibili nuove Unioni. E sono stanchi anche di personaggi che amano farsi pregare e che dopo mesi e mesi non hanno ancora deciso se stare col nipotino che vuole innovare o con grigi individui che sognano di poter rivivere un passato che gli ha concesso immeritatamente troppo.
Mi auguro che le parole di Renzi riportate all’inizio siano definitive per tutti, a cominciare da lui. Mi auguro che Renzi si rimetta in cammino col piglio necessario per presentarsi alle politiche del prossimo anno con un partito dal profilo netto. E deve essere consapevole che dietro di lui c’è ancora un imponente partito del Sì che lo ha sostenuto nei momenti più difficili (il dopo referendum) e continuerà ad affiancarlo. Perché l’Italia ha un insopprimibile bisogno di rinnovamento, di aria nuova.