L'Italia sulla luna

Un calendario di stragi e misteri. Senza verità

Abbiamo appena celebrato l’anniversario (19 luglio 1992) della strage di via D’Amelio a Palermo: una strada dove vennero massacrati il giudice Paolo Borsellino che stava andando a trovare la mamma e cinque uomini della sua scorta. Paginate di giornali, servizi di Tg, sceneggiati, interviste e tante domande senza risposta. Chi ha ucciso, chi ha depistato, chi ha tramato?  

Il 23 maggio abbiamo celebrato la strage (1992,  57 giorni prima di Borsellino) di Capaci, un tratto d’autostrada fatto saltare in aria da una carica incredibile di esplosivo, la morte sul colpo nelle auto distrutte del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.  Una barbarie che, come quella di cui sarà vittima Borsellino, non ha avuto risposte chiare e nette.

Generalmente l’anno di questo incredibile calendario di stragi senza colpevoli certi e misteri mai risolti si apre (6 gennaio) con la celebrazione della morte (una domenica del 1980) del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella (fratello dell’attuale presidente della Repubblica) massacrato a Palermo dalla mafia appena salito sulla propria auto insieme a moglie e figli per andare a Messa.

La storia dei misteri d’Italia può passare al mese di marzo. Il 16 (1978) a Roma Il presidente della Democrazia Cristiana, profeta del compromesso storico col Pci di Berlinguer, viene rapito da un folto commando della Brigate Rosse in via Fani. Lui viene prelevato dall’auto incolume, i cinque uomini della scorta restano sulla strada massacrati di colpi.

Dopo cinquantacinque giorni di prigionia (9 maggio 1978)  il corpo dell’onorevole Moro viene fatto ritrovare crivellato di colpi in una R4 parcheggiata in via Caetani a Roma, a metà strada fra le sede della Dc (piazza del Gesù) e del Pci (via delle Botteghe Oscure). Chi l’ha ammazzato? Le Br da sole o con l’aiuto di qualcun altro?

A maggio c’ è anche da celebrare la strage di via dei Georgofili a Firenze, quando la mafia nella notte fra il  26 e il 27 (1993) fece esplodere un Fiorino imbottito di tritolo e parcheggiato in pieno centro. L’intenzione era quella di danneggiare il patrimonio artistico custodito nel museo degli Uffizi. Cosa Nostra riuscì a danneggiare qualcosa ma la cosa più tragica è che con quell’esplosione distrusse praticamente una torre in cui trovò la morte una famiglia di quattro persone (fra queste una bambina di cinquanta giorni). Una quinta persona, uno studente, morì nell’incendio sviluppatosi in un palazzo vicino.

Giorno tragico anche il 28 maggio (1974): in piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione antifascista, scoppia una bomba contenuta in un cestino portarifiuti: 8 morti, oltre cento feriti.  Proprio poche settimane fa, a 43 anni dal fatto, la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna all’ergastolo di Carlo Maria Maggi, ex ispettore veneto dell’organizzazione fascista Ordine Nuovo e Maurizio Tramonte, l’ex fonte “Tritone” dei Servizi segreti.  

Ed eccoci a giugno, il 27 (1980) quanto un Dc9 dell’Itavia, in volo da Bologna a Palermo con a bordo 81 persone fra passeggeri e membri dell’equipaggio, precipita in mare vicino all’isola di Ustica. Bomba a bordo, un missile partito da una portaerei ignota, colpito per sbaglio nel corso di uno scontro a fuoco fra aerei nemici presenti in zona? Misteri.

Archiviati in ordine di tempo i drammatici eventi di Falcone e Borsellino, cosa ci resta da celebrare da qui alla fine dell’anno? L’anniversario più tragico per il numero dei morti e dei feriti sarà a breve: il 2 agosto (1980) quando alle 10,25 di mattina mezza stazione ferroviaria di Bologna venne fatta saltare da una bomba lasciata in una valigia: 85 morti, un numero pauroso di feriti. Un altro mistero che va avanti da anni e anni.

Un solo giorno di differenza, la notte fra il 3 e 4 agosto (1974) e c’è da ricordare la strage dell’Italicus, una bomba su un treno che causò la morte di dodici persone.

Si passa a settembre. Il 3 (1982) c’è da emozionarsi al ricordo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’uomo che era riuscito a sconfiggere le Brigate Rosse, promosso per questo prefetto e mandato a Palermo per combattere Cosa Nostra senza poteri eccezionali e con un solo uomo di scorta. All’uscita dalla prefettura venne ucciso dalla mafia mentre era alla guida di una A112 su cui era seduta anche la moglie Emanuela Setti Carraro, uccisa pure lei. Come fu ucciso anche l’uomo di scorta che seguiva il generale su un’altra auto. I killer erano della mafia, i mandanti mai scoperti.  

Mi dimentico certamente tante vergogne della nostra storia, ma la mente mi porta all’inverno. Al mese di dicembre.

Il 12 (1969) segna una pagina indelebile della tragica storia italiana. Una bomba esplode a Milano, in piazza Fontana, nel salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Muoiono 17 persone, 88 feriti. Viene considerata la madre di tutte le stragi,  è praticamene l’inizio di quella che verrà definita la strategia della tensione. Non si riuscirà mai a stabilire con certezza chi abbia lasciato quella bomba nascosta in una valigetta.

Il 23 dicembre (1984) una bomba esplode sul rapido 904 in una galleria dell’appennino tosco-emiliano nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro. 16 morti.

Il 31 dicembre (1968) in Versilia si fa festa per l’ultimo dell’anno. Davanti alla Bussola di Focette un bel gruppo di giovani della sinistra antagonista sbeffeggia e insulta i clienti che entrano nel locale, tempio del divertimento e della dolce vita versiliese. Davanti al locale parte un colpo di pistola (non si sa da dove e non si sa da chi) che ridurrà per tutta la vita su una sedia a rotelle Soriano Ceccanti, che allora aveva sedici anni. Quel colpo di pistola segna la fine dei favolosi anni Sessanta e dà l’avvio ai terribili Anni di piombo.

I nostri giovani sanno tutto questo? No. Molti dei nostri politici sanno tutto questo? Sì. E non hanno mai spinto sull’acceleratore per arrivare a dare una parvenza di verità a tutti i drammi della nostra Repubblica. Come se la mafia non esistesse, come se non andasse cercata anche fra i colletti bianchi, come se i servizi segreti deviati o meno non avessero avuto alcun ruolo in queste vicende, come se sindacati e partiti non avessero le loro grandi responsabilità. Ecco perché c’è bisogno che a guidare il Paese ci sia gente giovane, gente che negli armadi non solo non abbia scheletri ma neppure pensieri oscuri.

Non mi ricordo chi, davanti a tutti i misteri esposti anche sopra, ha detto che gli italiani non sono pronti a conoscere la verità. Io penso che a non volere la verità siano quei politici che al succedersi di quegli eventi avevano già vari ruoli di responsabilità. E allora è giusto che, volenti o nolenti, si facciano da parte.  

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