Fotografia di un Paese in crisi: tutti in fila per la benzina con lo sconto
Sono stato in coda per più di un quarto d’ora. Ma avrei potuto starci perfino per mezz’ora. Perché volete mettere la soddisfazione di fare un pieno per l’auto pagando 1,599 (euro) un litro di benzina? Piccole gioie da paese in crisi che uno può assaporare in seguito alla decisione dell’Eni di ribassare di venti centesimi il costo di un litro di verde o di gasolio durante i week end estivi in tremila distributori Agip in modalità iperself.
Basta scovare il distributore che aderisce all’iniziativa e armarsi di santa pazienza. La novità, si dice oggi sui giornali, ha avuto un grandissimo successo. Tanto che altre compagnie petrolifere hanno già preparato o stanno pensando a ribassi vari per fronteggiare l’offensiva dell’ Eni e riattirare clienti in libera uscita.
“Venga avanti che tocca a lei”, mi dice il gestore del distributore che in teoria non dovrebbe essere lì, ma che c’è forse per snellire le operazioni di pagamento automatico, per aiutare, per dare consigli, per sorvegliare a che livello sono le cisterne.
“Venga venga, approfitti dell’occasione, tanto vedrà che finisce presto”. Ma come finirà presto? Almeno fino a settembre dovrebbe durare stando almeno a quanto è stato comunicato. “Vedrà, vedrà, è solo fumo negli occhi, figuriamoci se rinunciano per parecchio tempo a venti centesimi al litro…”
Certo l’addetto al distributore può essere ispirato per queste parole dal pessimismo insito nella mente di chi ne ha viste tante e di parecchi colori, ma per ora avvantaggiamoci dell’occasione offerta.
Guardiamo la ressa che c’è al distributore e pensiamo che davvero quella è la fotografia di un Paese in crisi profonda. Che ha bisogno di risparmiare su tutto.
Pensiamo anche a quanto potrebbe essere bello se il costo della benzina tornasse a livelli accettabili anche in tutti gli altri giorni della settimana e non solo in modalità iperself.
Sarebbe bello se lo Stato rinunciasse a parecchie di quelle accise che incidono per più del cinquanta per cento sul costo di un litro di carburante e, visto gli enormi sacrifici che sta chiedendo a tutti in questo momento, andasse incontro alla gente che si serve dell’automobile non solo per recarsi al mare o in vacanza (aspirazione più che legittima) ma soprattutto per andare a lavorare perché in Italia i mezzi pubblici (compresi i treni pendolari) funzionano come tutti sanno. Cioè, “non” funzionano.
Sarebbe bello se lo Stato riuscisse a far pagare le tasse a tutti, ma proprio a tutti, nessuno escluso (a proposito: a che punto sarà la lotta all’evasione? Non se ne sente più parlare…) e con i miliardi incassati potesse ridurre le tasse a chi le paga tutte, accise comprese.
Sarebbe bello potersi riavvicinare ad un distributore con la stessa disinvoltura con cui ci si avvicinava tanti anni fa.
Sarebbe bello. Eh sì, sarebbe davvero bello.
Ma se tutti pagassero le tasse fino all’ultimo centesimo come fanno i lavoratori dipendenti e i pensionati, forse non avrei in coda dietro a me il proprietario di quel monumentale e cafonal Suv di produzione straniera, che, appunto, è dietro a me ad aspettare il turno per fare il pieno.
Chissà se quell’automobilista col sogno di guidare un Tir paga le tasse fino all’ultimo centesimo, chissà se quel cafonal Suv è frutto di incassi onesti o solo il frutto di tante fatture non emesse. Chissà. Una cosa è certa: che anche quell’automobilista baciato dalla fortuna o dall’evasione è lì a risparmiare quei venti centesimi al litro. E, nel caso in cui sia un evasore, dirà dentro di sé: approfittiamo dello Stato e di tutti gli altri un altro po’, freghiamoli anche in questa occasione.