Confindustria: che fa Squinzi? Chiarisce, lascia o raddoppia?
Può un presidente di Confindustria definire il lavoro del governo in carica una “boiata” (ma non ha aggiunto alla maniera di Villaggio “pazzesca”) o, come ha fatto poche ore fa, “una macelleria sociale”? Può un presidente di Confindustria, nel momento così delicato che stiamo vivendo, definire l’Italia un Paese “sull’orlo dell’abisso”? Può un presidente di Confindustria dare la pagellina al premier Monti e, con tutto quello che sta facendo, gratificarlo con un voto fra il 5 e il 6?Può un presidente di Confindustria, trovarsi più o meno, sulle stesse posizioni di Susanna Camusso, leader della Cgil?
Evidentemente può, visto che lo ha fatto. Ma non si sa quali possano essere le conseguenze.
A Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria e amministratore unico della Mapei, ha risposto per le rime, come era prevedibile, l’educatissimo e algido professor Monti. Il quale, con il suo fair play bocconiano, ha detto: “Dichiarazioni di questo tipo, come è avvenuto nei mesi scorsi, fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese e quindi invito a non fare danno alle imprese”.
Più chiaro di così Monti non poteva essere.
Ma il problema di Squinzi è che, non solo è stato bacchettato come era prevedibile dal Premier, ma che tantissimi e illustri notabili di Confindustria hanno duramente preso le distanze dalle sue parole piuttosto sconcertanti. Una bordata di critiche come forse non si era mai sentito in Confindustria.
Una dichiarazione per tutte, quella dell’ex presidente degli industriali Luca Cordero di Montezemolo: “Dichiarazioni come quelle di Squinzi, sia nel merito che nel linguaggio, non si addicono ad un presidente di Confindustria, fanno male e sono certo che non esprimano la linea di una Confindustria civile e responsabile”.
Se le leggete bene sono parole di una durezza incredibile che lasciano poco spazio alle interpretazioni.
Il governo Monti sta operando in condizioni davvero difficili, su “delega”, se così si può dire, dei maggiori partiti presenti in parlamento che sorreggono il suo governo tecnico. Sta facendo i massimi sforzi per portare l’Italia fuori dal baratro in cui era cominciata a scendere, è il momento che tutti facciano squadra e remino insieme nella direzione che sembra portare verso l’uscita del tunnel.
A questo punto a Squinzi non restano che due alternative: o chiarire il proprio pensiero in merito all’operato del governo (ammesso che ci siano stati fraintendimenti) o, visto le cannonate riservategli da tanti colleghi di Confindustria, abbandonare quella poltrona su cui si è seduto solamente un mese e mezzo fa.
In alternativa potrebbe anche restare e continuare (ammesso che i colleghi industriali glielo permettano) a criticare aspramente il governo di Monti. Ma non sarebbe certo un bene per la tenuta dell’Italia o per l’immagine del Paese nel mondo.