L'Italia sulla luna

La concertazione ha fallito. Anche i sindacati devono rinnovarsi

“Abbiamo registrato da più governi a questa parte l’insofferenza alla concertazione”.

“Contrastiamo e contrasteremo l’idea di un’autosufficienza del governo che determina una torsione democratica verso la governabilità  a scapito della partecipazione”.

E a proposito del decreto lavoro: “Si potrebbe dire che da una semplificazione del mercato del lavoro siamo alla moltiplicazione della complessità, ad un oggetto intraducibile in qualunque altra lingua, destinato ad allontanare per i giovani e i disoccupati la prospettiva di fondare qualche progetto sul loro lavoro con tutti gli effetti di peggioramento del sistema formativo e produttivo”.

Pensieri  e soprattutto parole di Susanna Camusso, segretaria della Cgil, al congresso nazionale del sindacato in corso a Rimini.

Insomma la Camusso (ma quand’è che anche lei comincerà a parlare come “magna”?) accusa il governo Renzi di distorcere la democrazia con la sua autosufficienza e pretenderebbe da parte di Renzi la concertazione col sindacato su ogni aspetto del mondo del lavoro e di essere ascoltata su tutto lo scibile della democrazia.

E queste sarebbero senz’altro richieste più che legittime se tutto il sindacato in decenni di concertazione, in tutti questi anni in cui i governi hanno avuto il sacro terrore di fare qualcosa di testa propria senza essersi confrontati in trattative senza fine con Cgil, Cisl e Uil, avesse dato grandi prove di sé.

Ma così non è stato. Se l’Italia si trova nelle condizioni in cui si trova, se l’Italia non più tardi di pochi mesi fa, ha rischiato di finire in fondo al baratro, questo si deve anche al sindacato.

La crisi sarà certo colpa di un politica debole, sarà certo colpa di economisti che non hanno capito niente, sarà certo colpa di manovre speculative, sarà certo colpa di un destino rio e maligno, ma di certo anche i sindacati hanno le loro colpe. Quelle di non essere stati capaci di rinnovarsi.

Con tutto il loro concertare, con tutte le loro frenate, con tutti i loro stop, con tutte le loro manifestazioni anche i sindacati hanno indubbie responsabilità per il momento che stiamo vivendo oggi.

Ecco allora che la signora Camusso, leader della Cgil, ma anche i segretari di Cisl e Uil, dovrebbero riuscire a capire questo: che la crisi dell’Italia è anche loro responsabilità, dovrebbero capire che anche i sindacati hanno fallito i loro obbiettivi.

Nel momento in cui la Camusso riuscirà a metabolizzare questo, dovrebbe trarne le logiche conseguenze e fare un passo indietro. Quel passo indietro che Renzi, al suo apparire sulla scena nazionale, ha imposto a tanti rappresentanti della vecchia maniera di fare politica. Oggi, in politica c’è gente nuova, gente che vuol agire veloce, gente che non vuol avere più niente a che fare con la logora e inconcludente maniera di procedere.

E’ per questo che la Camusso dopo quasi quarant’anni che si occupa di sindacato, eletta segretaria nazionale della Cgil nel 2010, dovrebbe, se non passare la mano a qualcuno un po’ più in sintonia coi tempi, evitare di riproporre la solita liturgia sindacale, di ricorrere a formule superate e inconcludenti.

E’ evidente che la famosa “concertazione” se ha portato ai risultati che abbiamo tutti davanti agli occhi, ha fallito. Allora i sindacati dovrebbero metterla da parte e non incolpare il governo se non ne vuol sentir parlare. Per essere ascoltati dovrebbero, i sindacati, cominciare a pensare a qualcosa di nuovo per confrontarsi non solo col governo ma con un mondo che cambia in continuazione. 

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