Contestazioni, scontri, scioperi: quell’oscuro disegno che Renzi deve fronteggiare
C’è davvero da restare sgomenti davanti alla sfilza di manifestazioni di protesta che la Cgil guidata dalla Camusso e la Fiom guidata da Landini hanno annunciato per i prossimi giorni tanto per tenere alta la tensione sui problemi del lavoro. Manifestazioni che preparerebbero il terreno ad un probabilissimo sciopero generale (sempre degli iscritti alla Cgil) che dovrebbe andare in scena (tanto per dare una mano all’occupazione e agli acquisti di Natale) verso la metà di dicembre.
Manifestazioni e scioperi come forme di lotta sindacale o sono altro?
Secondo me sono altro. Anche perché gli altri sindacati più importanti come la Cisl, la Uil e l’Ugl almeno finora hanno dato l’impressione di voler stare alla larga dalle sparate della strana coppia Camusso-Landini, una coppia malata di nostalgia di un sindacato che fu.
E penso che abbia ragione il premier Renzi quando a Brescia, davanti alle contestazioni di alcuni della Cgil e di qualche centro sociale, ha detto: “C’è un disegno per dividere il mondo del lavoro. Ma non esiste una doppia Italia dei lavoratori e dei padroni: c’è un’Italia unica e indivisibile e questa Italia non consentirà a nessuno di scendere nello scontro verbale e non solo, legato al mondo del lavoro”.
E poi l’affondo più chiaro: “Se vogliono contestare il governo lo facciano senza fare del mondo del lavoro un campo di gioco di uno scontro politico. Si affrontino le questioni del Jobs act. Se si vuole attaccare il governo ci sono altre strade, senza sfruttare il dolore dei disoccupati”.
Non so se qualcuno voglia sfruttare il dolore e soprattutto la rabbia dei disoccupati o dei precari per tentare di bloccare le riforme che Renzi intende portare avanti in tutte le maniere, forte anche di quel vasto consenso popolare confermato anche da un recente sondaggio.
Ma a giudicare da quello che sta accadendo e che accadrà nei prossimi giorni quando a scendere in piazza per manifestare saranno varie categorie della Cgil, sembra proprio che a qualcuno non stia per niente bene che Renzi fin da principio abbia messo da parte il solito e ormai obsoleto rituale della concertazione con i sindacati.
Sembra proprio che quella sua certezza sul fatto che le leggi si fanno in parlamento e non in incontri a palazzo Chigi fra governo e sindacati abbia indispettito più del dovuto quei curiosi personaggi che fino ad ieri si sentivano di rappresentare il quarto o quinto potere dello Stato. E che per questo abbiano deciso, questi personaggi, di interpretare plasticamente in piazza non solo i loro malumori ma anche quelli di tanti personaggi della minoranza del Pd, l’ala radicale del partito, messi alle corde dallo scatenato premier. Figure e figurine che hanno fatto bella mostra di sé anche nella recente manifestazione organizzata dalla Cgil della signora Camusso e svoltasi in piazza San Giovanni a Roma.
Penso questo. E ripenso anche alla meraviglia che tanti provarono a metà agosto quando la signora Camusso, ineffabile leader della Cgil, se ne uscì con una dichiarazione che allora apparve davvero strana: “Non è nelle nostre intenzioni ma potrebbe essere un autunno caldo”.
Ma come, ad agosto non era ancora successo niente, non era ancora stato definito il Jobs act, non era stata definita la legge di Stabilità, Renzi e i sindacati non si erano ancora incontrati e già la Camusso parlava di autunno caldo? In base a quale ragionamento, per quale scopo?
Da quell’”avvertimento” sono passati quasi tre mesi e siamo in autunno: ci sono già state manifestazioni, scioperi e scontri in piazza con la polizia: speriamo che l’autunno non si riscaldi troppo.
Ps. Proprio poche ore fa da Detroit (Usa) è arrivata la notizia del grande successo di vendite della Chrysler, la casa automobilistica americana che si è fusa con la Fiat, guidata da Sergio Marchionne, il supermanager che la Camusso e Landini hanno sempre combattuto fino ad indurlo ad abbandonare l’Italia.