Forza Renzi, portaci fuori dal paese dei balocchi
Riprendendo finalmente il tono da rottamatore (messo per un po’ di tempo da parte per mediare) Matteo Renzi, parlando al parlamento del problema dei migranti, ha tenuto a precisare che “l’Italia non è il paese dei balocchi” e che la parola “rimpatri” non deve spaventare.
Siamo felici che il premier Renzi abbia finalmente deciso di prendere di petto il problema dei migranti, divisi fra quelli che hanno diritto ad essere ospitati in quanto rifugiati e quelli che sbarcano in Italia non si sa bene a fare cosa, se non per diventare manodopera per l’immenso mercato del falso gestito da camorra e mafia o per imprenditori agricoli senza scrupoli.
Renzi si sarà posto il problema migranti in termini così decisi non solo perché non vuole farsi tagliare l’erba sotto i piedi da Salvini e da Berlusconi avviati sulla strada di un bell’abbraccio elettorale, ma perché il problema di chi sbarca sulle nostre coste diventa ogni giorno più impellente e drammatico (basta guardare cosa sta succedendo a Ventimiglia al confine con la Francia o al Brennero al confine con l’Austria).
Bene dunque affermare che l’Italia non è il paese dei balocchi per i migranti. Ma prima o poi Renzi dovrà ribadire che non deve essere il paese dei balocchi neppure per tutti quegli italiani che non hanno rispetto per niente e per nessuno.
Parlo per quegli evasori fiscali che, con tutte le ruberie, sono riusciti a portare l’Italia al punto in cui si trova oggi, parlo per quel popoloso mondo di mezzo che vive di illegalità, mazzette e corruzione, per tutti quelli che sperperano il denaro pubblico perché tanto non sono soldi loro, parlo per tutti quelli che fanno finta che in Italia non siano successe tragedie a dir poco non casuali, parlo per quell’esercito di finti invalidi che lucrano sulle loro finte malattie, parlo per quelli che, non accontentandosi di essere già fortunati per ciò che fanno, comprano e vendono partite di calcio per il gusto di barare, parlo per tutti quei politici che fanno finta di non accorgersi che mezza Italia è in mano alle mafie, alla corruzione, parlo per tutti quelli che, non sapendo niente di niente, fanno carriera perché appoggiati da amici degli amici, parlo per chi ride dei terremoti perché così fanno affari, parlo di chi accetta case comprategli a sua insaputa e si guarda bene dal disfarsene. Parlo per tutti quei perdonisti che applaudono all’uscita superanticipata di galera di chi ne ha combinate di parecchi colori, parlo per chi gestisce quella giustizia che spesso non è giustizia, parlo per chi timbra il cartellino da una parte e poi va a lavorare in nero da qualche altra parte, parlo per quei vescovi che si dividono sulla questione se ridare o no la comunione ai divorziati risposati ma non stanno troppo a sottilizzare se uno si chiama Berlusconi.
Per quanto si potrebbe andare avanti con questo impietoso elenco che non può che fare male a chi crede nella fortuna e nell’orgoglio di essere italiani?
Eh sì, l’Italia è davvero un paese dei balocchi dove in tantissimi cercano di arraffare e fregare gli altri a più non posso.
Una sola speranza che le cose prima o poi possano cambiare: il mitico Rudolph Giuliani in sette anni di lavoro (dal 1994 al 2001) è riuscito a cambiare dalla notte al giorno la città di cui era sindaco, l’allora pericolosissima New York. La ricetta? Tolleranza zero. Spero che prima o poi appaia anche da noi qualcuno (potrebbe essere Renzi?) in grado di trasformare radicalmente il paese dei balocchi in cui oggi siamo tristemente costretti a vivere senza alcuna certezza.