Se tutti quelli che sbagliano chiedessero scusa come ha fatto Volkswagen
E’ sicuro che taroccando il software destinato alla rilevazione dei gas di scarico, hanno fatto un danno enorme all’azienda, hanno gravemente intaccato la fiducia dei consumatori nei confronti dell’industria di uno stato intero, hanno creato una confusione mondiale da cui non si sa ancora come potranno uscirne.
Ma almeno a me ha fatto un grande piacere leggere su alcuni giornali (a cominciare dal Quotidiano Nazionale) le scuse che i dirigenti della Volkswagen hanno indirizzato verso tutti quei clienti che hanno sempre creduto in loro e verso ovviamente possibili nuovi acquirenti magari pieni di dubbi per l’accaduto.
”Cari clienti Volkswagen – si legge nell’annuncio a pagamento a tutta pagina – recentemente abbiamo commesso un grave errore: abbiamo compromesso il rapporto di fiducia che da sempre ci lega”.
E poi in neretto: “Chiediamo scusa a tutti, in primo luogo a voi”. Poi via con un po’ di informazioni tecniche su tutto quello che l’azienda farà per riportare a norma i veicoli incriminati, per arrivare alla frase finale di grande effetto: “Sappiate che non ci fermeremo fino a quando non avremo riconquistato pienamente la vostra fiducia”.
Che dire? Io sono rimasto veramente sorpreso da questo annuncio. E’ vero, quelle parole non spostano i termini del problema, l’inghippo c’è stato e l’hanno fatto. Ma leggere su un quotidiano le scuse di un’azienda leader mondiale nel suo campo ha quasi dell’incredibile. Perché di sicuro una cosa del genere non sarebbe mai avvenuta con aziende e personaggi di casa nostra. Altra cultura.
Vi rendete conto quante volte l’Alitalia nella sua lunga e spesso tribolata storia avrebbe dovuto chiedere scusa a quei passeggeri sempre presi dall’angoscia di ritardi e disservizi? E le Ferrovie dello Stato? No, non quelle che si occupano dell’alta velocità ma quelle che ogni giorno caricano sui loro treni spesso sporchi e malconci e coi bagni impraticabili, milioni e milioni di pendolari che fra attese snervanti, ritardi e l’ansia di arrivare puntuali al posto di lavoro si accorciano sicuramente la vita di qualche tempo? Avete mai letto, a questo proposito, una pagina di scuse, avete mai letto frasi tipo “sappiate che non ci fermeremo fino a quando non avremo riconquistato pienamente la vostra fiducia”?
Avete mai letto qualcosa del genere da parte dei dirigenti dei servizi pubblici che hanno fatto del disservizio il loro status? A Roma, tanto per fare un esempio a caso, i dirigenti dovrebbero essere tutti i giorni a scrivere e pubblicare lettere di scuse. E i tassisti fiorentini che per giorni e giorni, per una vertenza col Comune che ha deciso di aumentare il numero delle licenze, non hanno risposto alle chiamate che arrivavano ai loro centralini? Avete sentito una parola di scusa? Io no, ma può darsi che mi sia distratto.
E quei fornitori di luce, gas e telefonia che se anche non consumi ti fanno pagare lo stesso qualcosa (tanto) per il fatto stesso di essere un loro cliente?
Quanto potremmo andare avanti? All’infinito. Avete mai avuto scuse da parte di amministratori pubblici e parlamentari che, tradendo la fiducia dei cittadini, si sono intascati mazzette o hanno stretto accordi con la malavita organizzata?
Avete mai sentito scuse da parte di quel glorioso manipolo di brigatisti rossi che con i loro ammazzamenti hanno avvelenato anni e anni delle nostre vite e ora si godono beatamente le loro semilibertà?
Avete mai letto una lettera di scuse di quel signore che coi suoi bond ha fregato qualche miliarduccio di euro a migliaia e migliaia di piccoli investitori? Avete mai letto la lettera di scusa di un grande evasore fiscale che beccato, o dà la colpa al commercialista o dà la colpa allo stato che pretende troppe tasse? E in definitiva, diciamolo, lui che ha fatto? Ha solo rubato un po’ di milioni a milioni di italiani onesti.
Che tristezza quest’Italia dove nessuno chiede scusa, dove è sempre colpa degli altri, dove nessuno mai ha il coraggio di dire è vero ho sbagliato, pago giustamente per ciò che ho fatto, per il danno procurato.
Lo dovrebbero fare tutti quelli che commettono qualcosa che non è in regola coi codici e con la morale, la giustizia oltre a comminare pene (poche) dovrebbe pretendere anche le pubbliche scuse dei condannati. Ma questo in Italia, per quanto mi ricordi, non è mai successo e mai succederà. Perché i furbetti del quartierino, di qualunque quartierino si tratti, sono spesso i piccoli eroi di un mondo piuttosto vasto che tenta solo di restare a galla con intrallazzi e fregature.
Posso dirlo? I dirigenti della Volkswagen hanno sbagliato e pagheranno per questo. Ma io, dopo le scuse e dopo l’impegno preso per rimettere le cose a posto, sono pronto a ridargli fiducia.