L'Italia sulla luna

Finiamola con la teoria del buon rapinatore

Dopo i parenti del malvivente ucciso una ventina di giorni fa a Ercolano da un gioielliere nel corso di un tentativo di rapina, anche i familiari del giovane albanese ucciso pochi giorni fa da un pensionato di Vaprio d’Adda mentre tentava di entrargli in casa per derubarlo, hanno chiesto giustizia. Anche loro, come quelli di Ercolano, hanno detto che non si può sparare così, che non si può ammazzare così.

Ora il dolore non si può negare a nessuno, neppure ai familiari di un rapinatore o di un giovane ladro. Il dolore per la scomparsa di un padre, di una fratello o di un figlio è dolore e basta. Ma da qui a chiedere giustizia, a chiedere che vada a finire in galera chi ha tentato di difendersi da una rapina o da una violenza in casa mi sembra davvero incredibile. 

Parole di gente affranta per la scomparsa del proprio caro, ma parole anche di chi crede (italiani nel primo caso, albanesi nel secondo) che in Italia si possa fare di tutto e di più. Che si possa tentare di fare una rapina con una pistola giocattolo ma col tappino rosso rimosso o che  si possa tentare di entrare nella villetta di un anziano e della sua famiglia e continuare a vivere tranquilli, felici, e soprattutto impuniti. E guai se qualcuno tenta di ostacolare i loro criminali propositi, potrebbe finire nelle maglie della magistratura con un’ accusa di omicidio volontario, proprio come è successo al pensionato di Vaprio.

E a leggere tutto questo c’è veramente da confermarsi nell’idea che in Italia c’è qualcosa che non va, che l’Italia del perdonismo, del buonismo, del lassismo è proprio destinata a sprofondare nel caos se qualcuno non ci mette rimedio prima.

Pensate solo che l’art.52 del codice penale prevede in soldoni che se uno viene aggredito in casa propria da un bandito ha diritto a difendersi solo con un oggetto adeguato a quello che ha l’aggressore. Per dire (almeno mi sembra di aver capito così): se uno ti entra in casa e minaccia te e la tua famiglia con un coltello non è che tu gli possa sparare con una pistola. Se il ladro ha una pistola forse il padrone di casa potrebbe difendersi con un’arma dello stesso genere ma non con un kalashnikov. Se il malvivente impugnasse una scimitarra chissà se il padre di famiglia potrebbe difendersi con una lancia oppure potrebbe incorrere nel rischio di essere accusato di eccesso colposo in legittima difesa?

Aberrazioni e idiozie di un articolo del codice che visti i tempi bui in cui si muove oggi la nostra società deve essere modificato quanto prima.

Ed è proprio ciò che si propone di chiedere l’avvocato Giulia Bongiorno, (divenuta celebre col processo Andreotti e che di recente ha difeso Raffele Sollecito) che dice: “La sicurezza non ha colore, non è di destra o di sinistra”.

E continua: “La legittima difesa in qualsiasi forma non può e non deve diventare mai licenza di uccidere, ma chi entra in casa d’altri per rubare o per violentare deve accettare la conseguenza che la sua violenza può corrispondere ad un atto di violenza da parte dell’aggredito”. E conclude: “E’ per questo che chiedo una modifica dell’art. 52 perché sia stabilito che chi viene aggredito può difendersi. Sono convinta che questo allargamento della legittima difesa funzionerebbe anche da deterrente per i malintenzionati. Oggi nessuno si aspetta che il padrone di casa reagisca. Un domani potrebbero doversene preoccupare”-

Ha ragione l’avvocato Bongiorno. Chi subisce un’aggressione deve potersi difendere senza la paura di andare a finire in galera (e lo dice chi non possiede neppure un coltellino svizzero). Ha ragione a battersi per la modifica di un demenziale articolo del codice penale, ha ragione a dire che la sicurezza non ha colore, non è di destra o di sinistra.  

E quindi non resta altro da fare che aspettare che qualcuno prenda in esame questo argomento, magari aggiungendoci anche un inasprimento delle pene per chi commette il reato. E c’è da sperare che la discussione sulla modifica del codice non diventi uno scontro ideologico fra “cattivisti” e buonisti. E auguriamoci che nello scontro fra fazioni non riappaiano insulse teorie a proposito di poveri ladri e di buoni rapinatori. Un giustificazionismo che ha contraddistinto i peggiori anni della nostra vita. E che, per certi versi, continua a segnarla ancora.    

          

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