Roma e il futuro sindaco: la grande illusione
Leggo nomi, analisi e buoni propositi: e mi rendo conto che il mondo è sì bello perché vario, ma anche pieno di gente squinternata. E’ una riflessione che viene spontanea a scorrere l’elenco di chi pensa di poter andare a governare Roma dopo aver vinto le elezioni previste per la prossima primavera. Cioè fra cinque o sei mesi appena. E mi scappa da ridere a constatare che secondo vari commentatori e sondaggi vari, hanno già vinto quelli del Movimento 5 Stelle dopo la figuretta fatta dal Pd con la vicenda che ha segnato gli ultimi mesi e che porta il nome di Ignazio Marino, sindaco mandato a casa dalle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali.
Il Pd viene dato quindi già per spacciato anche se ovviamente dovrà pur presentare un candidato, la destra in confusione tira fuori un po’ di ipotesi a caso, Alfio Marchini, un imprenditore notissimo a Roma essendo di vecchia famiglia di costruttori tanto, ma tanto vicina al Pci negli anni d’oro (ma lui dice di non aver mai votato per i comunisti) si proporrà quasi certamente con una sua lista civica. Quasi certamente (a meno di clamorosi ripensamenti) si ripresenterà anche Marino, chirurgo prestato alla politica, alla quale la defenestrazione dal Campidoglio non è proprio andata giù (e il modo ancor l’offende, come direbbe Dante).
Veramente c’è da chiedersi: ma tutti questi personaggi in cerca d’autore dove pensano d’andare fra cinque o sei mesi? Pensano d’andare a sanare (magari alla prima esperienza da sindaco) i mali che da anni e anni affliggono Roma? Pensano d’andare a sanare situazioni incancrenite da lustri, pensano che da un giorno all’altro la ghenga di Mafia Capitale si sia sciolta come il sale nell’acqua con l’arresto del “Cecato” e qualche altro compare? Pensano che il marcio che da anni la fa da padrone nella capitale da un giorno all’altro possa diventare cosa buona e giusta, pensano che i servizi pubblici ricominceranno a funzionare come d’incanto da un giorno all’altro, pensano forse che i Casamonica, se ne avessero necessità, non organizzerebbero qualche altra bella cerimonia con elicottero e lancio di petali?
Veramente c’è da preoccuparsi se questi personaggi pensano di poter andare, da qui a cinque o sei mesi, ad amministrare Roma.
Certo, è vero, ora a Roma c’è un prefetto di ferro, Franco Gabrielli, che ha dimostrato tutto il suo valore a capo della Protezione civile e nella eccezionale impresa del recupero della Concordia naufragata sugli scogli dell’IsoIa del Giglio. Ed è altrettanto vero che il governo, visto che la città è senza amministrazione comunale, vi ha inviato un commissario di altissimo profilo come Francesco Paolo Tronca fino a poche ore fa prefetto di Milano.
Ma Gabrielli e Tronca in che maniera potranno incidere sul futuro prossimo di Roma se fin da ora devono impegnarsi fino allo stremo nell’organizzazione di quel Giubileo straordinario voluto da Papa Bergoglio che prenderà il via l’8 dicembre e porterà a Roma milioni di pellegrini? I due, giorno dopo giorno, dovranno pensare all’immediato e in questo tempo non potranno certo apparecchiare una città ripulita da tutto per poterla offrire su un vassoio d’argento al nuovo sindaco.
E quindi non scherziamo con il totonomi e il totosindaco. Non ci illudiamo. La città avrebbe davvero bisogno di essere commissariata per un bel po’ di tempo da gente come Tronca e Gabrielli prima di essere restituita ad un altro Marino qualsiasi. E fare in breve la sua stessa fine.