Unioni civili e adozioni: la libertà di scegliere e di essere se stessi
Mi sembra davvero di essere tornato indietro di una quarantina d’anni. Da una parte laici, progressisti e liberal in senso lato in piazza per reclamare il diritto ad una scelta. Dall’altra cattolici, associazioni cattoliche, partiti di ispirazione cattolica, il Vaticano stesso con i suoi anatemi a cercare di negare il diritto ad una scelta.
Quella quarantina d’anni fa si focalizza nella primavera del 1974 quando nel nostro Paese si svolse il dilaniante referendum abrogativo sul divorzio, legge approvata quattro anni prima in parlamento e poi rimessa appunto in discussione da chi non la voleva. Una campagna referendaria violentissima, costellata di scontri, insulti, minacce, profezie catastrofiche. Il divorzio come cancro della famiglia e della società (slogan-bandiera degli antidivorzisti) contro il pensiero di chi voleva portare l’Italia, anche con la legge sul divorzio, ad essere un po’ più vicina al sentire di una gran parte del resto dell’Europa.
Si sa come andò a finire: vinse alla grandissima il “no”, vinsero quelli che volevano che il divorzio rimanesse una legge della Stato. E legge dello Stato è tuttora.
Quarant’anni dopo eccoci di nuovo alle prese con un disegno di legge che sta squassando in maniera trasversale tutti i partiti: quello sulla regolamentazione delle unioni civili anche tra soggetti dello stesso sesso che prevede pure la possibilità, nell’ambito delle coppie omosessuali, di adottare il figlio naturale del partner. Provvedimenti già in vigore in grande parte dell’Europa e che si affacciano solo ora dalle nostre parti.
Il disegno di legge, che da giovedì comincerà il cammino in senato, è uno di quegli argomentini di cui i leader di tutti i partiti (ma anche i leader di governo e opposizione) farebbero volentieri a meno. Perché è chiaro a tutti che nel nostro Paese tutto casa, chiesa, ex case del popolo e pallone, è difficile individuare esemplari di laicità al cento per cento ed esemplari di cattolicesimo al cento per cento. Siamo impastati di un po’ di tutto ed è per questo che i leader politici si sono già espressi a favore della libertà di coscienza dei loro deputati e senatori. Ognuno sarà libero di votare come più gli aggrada.
Una maniera per tirarsi fuori dall’impiccio dettata certo dalla necessità di non spaccare ulteriormente e in maniera drammatica le varie formazioni presenti in aula. Ma non certo condivisibile.
Perché dovrebbe essere chiaro a tutti che l’approvazione di quel disegno di legge può rappresentare, per chi ne abbia desiderio, una possibilità di scelta in più offerta da uno Stato non politicamente ottuso. Proprio come successe per il divorzio, una legge di cui forse in questi quarant’anni hanno usufruito anche tanti cattolici che, dopo essere entrati nello status di divorziati, ora chiedono a gran voce alla Chiesa di riammetterli alla comunione.
La settimana scorsa in favore dell’approvazione del disegno di legge della senatrice del Pd Cirinnà è sceso in piazza (dicono) un milione di persone. Sabato prossimo ne scenderà in piazza (dicono) un altro milione a manifestate contro la possibilità di quella legge. E’ in programma a Roma, al Circo Massimo, il Family Day, manifestazione che si batte per la riaffermazione della famiglia tradizionale, uomo, donna, figli.
Ma siamo proprio sicuri che amore, accordo e felicità alberghino solo all’interno di una famiglia uomo – donna - figli? Siamo proprio sicuri che sparsi in quel milioncino di persone atteso al Circo Massimo non ci saranno componenti di famiglie a pezzi dove magari l’argomento omosessualità è tabù?
E ancora, la domanda delle domande: se nella società, dopo anni e anni di clandestinità, si sono mostrati orgogliosamente milioni di omosessuali maschi e femmine allevati fino ad oggi in famiglie tradizionali, non significa forse che la famiglia tradizionale non è così assoluta depositaria di quei valori che qualche oscurantista vorrebbe attribuirle? E a quei ragazzi e a quelle ragazze cresciuti in famiglie tradizionali ma che hanno intrapreso una strada diversa, vogliamo forse impedire di costruirsi una famiglia o avere dei figli seppure adottati?
In una interessante intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, Massimo Gandolfini, neuropsichiatra, presidente dell’associazione medici cattolici della Lombardia nonché portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli”, organizzatore del Family Day, il cui scopo è quello di portare a Roma, a loro spese, un milione di persone dice tra l’altro: “Guardi, ci saranno tantissimi cittadini normali, poi tutte le principali associazioni cattoliche, ma anche molte non cattoliche. Ci saranno credenti di altre fedi, dai protestanti pentecostali ed evangelici ai musulmani, sia sunniti, sia sciiti, con i loro imam”.
Ecco, appunto, in piazza ci potrebbero essere anche i musulmani ai quali la legge in molti dei loro paesi di origine permette la poligamia, cioè di poter avere più mogli sotto lo stesso tetto. In definitiva anche quelle possono essere considerate, almeno nel mondo arabo, famiglie tradizionali.