Eh sì, l’Italia è davvero un Paese “guasto”. Che tristezza, che rabbia
Ospite al tavolo di Lilli Gruber (Otto e mezzo, La7) Corrado Augias, commentando le dimissioni del ministro Federica Guidi (e il fatto che molti italiani non si siano scandalizzati più di tanto per quella telefonata con cui la Guidi preavvertiva il fidanzato del passaggio di un emendamento che lo avrebbe favorito nei suoi affari) ha detto: “L’Italia è un Paese guasto”.
“Guasto”. Bellissimo quell’aggettivo evocato dal fine intellettuale. Un aggettivo che non sentivo da tanto tempo. “Guasto” spiega il vecchio e caro dizionario Sandron: andato a male, corrotto, alterato, rovinato nel meccanismo di funzionamento e quindi non più in grado di funzionare, affetto da malattia o da malanni, malandato, pieno di acciacchi, moralmente corrotto. Tutti significati che si attagliano incredibilmente bene all’Italia che viviamo tutti i giorni da tanti, troppi anni.
Siamo così alterati, rovinati, malandati, moralmente corrotti? Eh sì, purtroppo siamo proprio così. Basta prendere un giornale e sfogliarlo, basta seguire un telegiornale, basta andare su Internet, basta girare per le strade per rendersi conto del baratro su cui stiamo ballando. Un atteggiamento al quale prima o poi qualcuno dovrà pur mettere mano se non vogliamo precipitare nel dirupo.
Subito dopo aver ascoltato quel “guasto”, sfoglio il primo giornale che mi capita in mano. In prima pagina ovviamente la vicenda di cui è protagonista il ministro Guidi. Vicenda che prosegue nelle pagine interne dove campeggia anche una bella foto del ministro in compagnia del fidanzato (indagato dalla magistratura ma non arrestato) Gianluca Gemelli.
Sempre in prima pagina la vicenda di quell’infermiera di Piombino finita in carcere perché accusata di aver ucciso con dosi massicce di eparina tredici pazienti. L’atroce fatto di cronaca prosegue nelle pagine interne corredato dalle foto dei protagonisti di eventi analoghi accaduti negli anni. Ci sono in fila le foto di questi serial killer.
Vorrei vedere in faccia anche quest’infermiera arrestata per un’accusa davvero inquietante. Uno va in ospedale a farsi mettere a posto un femore e (sempre secondo l’accusa) viene ammazzato dall’iniezione di un’infermiera. Non trovo la foto della donna. Non riesco a vedere in faccia quest’infermiera né sul giornale che sfoglio né (a meno che non mi sia colpevolmente distratto) su nessun altro giornale. Non la vedo neppure nei vari telegiornali.
Ma come: il fidanzato (solo indagato) del ministro Federica Guidi viene pubblicato in una foto scattata in un momento felice e dell’infermiera arrestata con l’accusa di essersi fatta fuori tredici persone neanche una foto segnaletica?
Non ho voluto indagare di più: ma secondo me è solo una questione di privacy. I carabinieri che hanno provveduto all’arresto quasi certamente non hanno fornito foto della donna, qualcuno vicino all’infermiera potrebbe aver minacciato querele milionarie contro chi si fosse azzardato a pubblicare l’immagine. Perché cari signori, la legge sulla privacy in Italia funziona (non funziona) così. Uno ha una bega qualsiasi e di poca importanza col fisco o con l’ex e tutti vengono a sapere il suo nome (soprattutto se è uno famoso), un ristorante viene chiuso perché metteva in tavola pesce avariato e nessuno ne può pubblicare il nome.
Ancora in prima pagina storie di ordinaria burocrazia, col divorzio che per legge è diventato brevissimo ma che per l’inefficienza degli uffici comunali accumula ritardi infiniti.
Ne abbiamo abbastanza? Macché. Perché ci sono ancora un paio di notizie relative a due sindaci arrestati per intrallazzi vari (per par condicio sono una donna e un uomo), genitori romani in rivolta perché non vogliono che la polizia entri in un liceo dove avviene un fiorente commercio di droga, e la notizia di tutti gli anni che fa infuriare quei milioni di cittadini a reddito fisso (dipendenti e pensionati) che mese dopo mese pagano uno sproposito di tasse. La notizia ovviamente è che i dipendenti dichiarano più degli imprenditori. Dal che si deduce, come al solito, che milioni di italiani evadono le tasse e vivono alle spalle o meglio rubano a chi le tasse le paga tutte.
Le notizie ricavate da quel giornale sono lo specchio della nostra quotidiana esistenza, uno specchio vero, desolante e mortificante.
Ma c’è dell’altro. Ho letto (e ascoltato) che l’Italia farà di tutto per arrivare alla verità sulla fine di Giulio Regeni il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto. Me lo auguro con tutto il cuore. Ma ho i miei dubbi: in quasi cinquant’anni non siamo riusciti a stabilire chi abbia fatto esplodere la bomba nel salone della Banca dell’Agricoltura a Milano, in quasi quarant’anni non siamo riusciti a scoprire come siano andate veramente le cose nel sequestro di Aldo Moro e quelle che hanno causato morte e distruzione nella stazione di Bologna. La vicenda di Ustica è ancora un mistero così come non è stata fatta piena luce sugli assassinii dei giudici Falcone e Borsellino e i massacri delle loro scorte.
Eh sì, l’Italia, come dice Augias, è davvero un Paese “guasto”. Diventeremo mai sani?