Referendum: in mancanza della moviola in campo io voto Sì
Un giovane e caro amico (l’ingegner Marco Szorenyi che saluto con affetto) anche alla luce del recente appoggio dell’ambasciatore americano a Roma al “Sì” alle riforme di Renzi, mi scrive: “Sembra che al prossimo referendum siano tutti interessati a sapere come vota tizio o come vota caio; sarebbe più opportuno cominciare a pensare con la proprio testa e se la riforma piace votare sì, se non piace votare no, sperando di non essere etichettato come amico di Verdini nel primo caso o amico di Casa Pound, nel secondo caso”.
Eh sì, caro Marco, sarebbe bellissimo poter votare secondo lo schema da te immaginato. E ti auguro che tu possa arrivare a decidere in piena libertà di coscienza, dopo aver letto e riletto le riforme che vanno ad essere sottoposte a referendum ed esserti fatta un’idea compiuta.
Il problema è proprio questo: sarà compiuta quell’idea, sarà stata sviscerata fino in fondo, sarà quella giusta?
Non lo sto chiedendo solo a te, lo sto chiedendo anche a me stesso e a milioni di italiani che sono nelle mie stesse condizioni.
Cosa c’è di indiscutibile o di discutibile in quelle riforme che prevedono tra l’altro l’abolizione del Senato così com’è oggi, la riduzione del numero dei parlamentari, la certezza, appena concluso lo scrutinio delle elezioni di sapere chi ha vinto e chi ha perso, la possibilità che una legge possa essere approvata in parlamento in due mesi invece che in tre anni?
Nessuno sa dare una risposta definitiva a questo interrogativo. Perché sull’argomento si sono divisi e continuano a dividersi numerosissimi e eminenti costituzionalisti, chi dice sì e chi dice no, decine e decine di protagonisti della politica degli ultimi cinquant’anni, chi dice sì e chi dice no, esimi direttori di giornali anche importantissimi non solo di casa nostra ma anche degli Usa e della Gran Bretagna, decine e decine fra sindacati e associazioni varie.
E allora dove sta la verità, chi mi può dire in maniera definitiva se quelle riforme che portano le firme di Matteo Renzi, presidente del consiglio nonché segretario del Pd e della ministra Maria Elena Boschi, sono giuste o no, se ledono, offendono la Costituzione voluta dai padri fondatori della Repubblica o solo, in certe parti, la rendono altrettanto rispettabile e più attuale rispetto a quella scritta e promulgata alla fine del 1947? Nessuno ce lo può dire con certezza, neppure gli esperti più esperti. Purtroppo in campo, su questi argomenti, non c’è la moviola. Nessun massimo esperto dei massimi sistemi può dare una risposta definitiva ai dubbi e agli interrogativi.
E allora, oltre a tutto quello che ognuno di noi può elaborare nella propria mente, c’è la necessità di “affidarsi”, bisogna condividere il pensiero e la scelta del personaggio in cui riponiamo la nostra fiducia e il nostro voto.
Matteo Renzi, presidente del consiglio nonché segretario del Pd invita a votare sì e alcuni della minoranza-minoranza del suo stesso partito invitano a votare no. Tanti del centrodestra dicono che voteranno no e altrettanti del centrodestra dicono che voteranno sì. D’Alema, ex protagonista della scena politica a sinistra dice che voterà no e costituisce dei comitati all’uopo, Giuliano Pisapia, illuminato ex sindaco di Milano di sinistra dice che non si iscriverà ai comitati del no. Col risultato che D’Alema voterà come il leader della Lega Salvini.
Fra i sindacati la Cisl sembra orientata a votare sì e la Cgil è per il no. I vertici dell’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, hanno annunciato il no mentre tanti singoli partigiani hanno annunciato che diranno sì al progetto di Renzi. L’America, tramite il suo ambasciatore a Roma, annuncia di appoggiare le riforme di Renzi (al premier di casa nostra a metà ottobre sarà dedicata una grande festa dal presidente Obama) e pure la Germania, attraverso la cancelliera Merkel, annuncia il suo appoggio.
Se nel dibattito intervenisse lo Zar Putin, il grande amico di Berlusconi (ricordate i bei tempi in cui il Cavaliere e Vladimir andavano insieme a rilassarsi nella dacia in mezzo alla foresta russa ricoperta di neve?) e si schierasse per il sì a Renzi forse riuscirebbe a mettere d’accordo anche tutti i compagnucci della parrocchietta che oggi sono attratti da sirenette con baffi.
Ci sarebbe da dire tanto d’altro. Ma le parole non scalfirebbero di un millimetro il fascino o il netto rifiuto esercitato su tutti da testimonial vari del sì e del no. Anch’essi, del resto, ben lungi dall’avere la verità in tasca.
Purtroppo, ripeto, su questi argomenti non si può ricorrere alla moviola. E’ gol o non è gol? E quindi la scelta, letto tutto e ascoltato tutti, sarà in definitiva tra chi vuol rinnovare e chi vuol restare ancorato al passato, un passato che ci ha portato sull’orlo del baratro, sull’orlo del fallimento. Io, in mancanza della moviola in campo, sono per il rinnovamento.