L'Italia sulla luna

Basta un Sì / Già, dove potrebbe andare Bersani se si spacca il Pd?

Quel geniaccio di Crozza dice facendo la parodia di Bersani: “Il Pd è casa mia, ci vuole l’esercito per mandarmi via. E poi se io esco dal Pd dove vado? Non posso mica fare la fine di Fassina che adesso è ai giardinetti coi piccioni che danno da mangiare a lui”.

Crozza è sempre divertentissimo, spara battute una dopo l’altra e intanto fa pensare.

Già, dove potrebbe andare Bersani, il prode Bersani intenzionato a votare No al referendum contro le indicazioni del segretario Renzi, se dovesse avvenire una scissione nel Pd?

Intanto, visto che anche lui una certa età ce l’ha (65) potrebbe cominciare a pensare di lasciare il suo posto in parlamento ad un giovane e andare a godersi pensione e vitalizio su qualche bella spiaggia tropicale. Oppure, visto il tipo, in qualche bella fattoria nelle brume della Padania, vicino a qualche sano allevamento di suini. Questo sì che sarebbe davvero fino, altro che votare No. Questa scelta farebbe molto Novecento (Bertolucci), farebbe molto Pci, farebbe molto lotte contadine, farebbe molto case del popolo, farebbe molto Don Camillo e Peppone.

No, troppo facile dire che anche lui potrebbe andare ai giardinetti col rischio magari di imbattersi in Massimo D’Alema, il suo nume tutelare, intento a sfogliare, stanco ormai di fare lo studioso (questa è la sua massima ambizione), le figurine Panini di tutti i giocatori della Roma, dalla fondazione ad oggi.

Sai che noia, anche perché secondo me Bersani non tifa per nessuna squadra, nella scelta delle sue cose è così deciso che magari allo stadio è capace di tifare per la terna arbitrale e per il quarto uomo. E, quando ci sono, anche per i giudici di porta.

Bersani, sempre secondo me, non è neanche un tipo da osteria: lo vedete alle prese con un bicchiere di troppo di sangiovese o di lambrusco e una bella fetta di mortadella? No via cerchiamo di essere seri.

E allora dove potrebbe andare Bersani se davvero il Pd si spaccasse?

Io gli consiglierei  il salotto di casa a rivedere quanto ha combinato nella sua vita pubblica che ha avuto anche degli altissimi: come quando è stato per quasi quattro anni segretario del Partito Democratico, o come quando è stato ministro della sviluppo economico, ministro dei trasporti e della navigazione, ministro dell’industria del commercio e dell’artigiano, avendo come presidenti del Consiglio Prodi, D’Alema, Amato.

E allora a quel punto, riguardando quei filmati, potrebbe anche interrogarsi se non abbia contribuito un po’ anche lui alla crisi drammatica in cui si è ritrovata l’Italia, se non abbia contribuito un po’ anche lui a consegnare il Paese ad anni e anni di berlusconismo. Domande innocenti, alle quali, se vuole, potrebbe anche darsi risposte di autoassoluzione.

Ma potrebbe anche chiedersi se tutto quello che sta succedendo di questi tempi all’interno del Pd sia solo colpa di Renzi o di tanti segretari che l’hanno preceduto. Potrebbe anche chiedersi se la crisi in cui si dibatte l’Italia è colpa dell’attuale presidente del consiglio Renzi o di tanti presidenti del consiglio che l’hanno preceduto.

Potrebbe anche riguardarsi, a proposto di riforme e  Italicum, il filmato di tutte le volte che in parlamento ha votato a favore con decisioni che ora vuole rinnegare. Potrebbe ripassare mentalmente anche quella vocina del Pci che, dentro di lui, gli deve aver chiesto di recente: ma tu a chi vuoi più bene alla mamma (il partito, quello che Bersani chiama la ditta) o al babbo (che per lui non può che essere D’Alema)?. E Pierluigi che risponde: io voglio più bene al babbo e per questo, anche se stavo per varare un comitato del Ni, ho deciso di seguire le sue indicazioni e voterò convintamente contro le riforme di Renzi.

Ma poi, nel salotto di casa, sul divano dove si esercita a smacchiare giaguari, potrebbe rivolgersi anche la domanda delle domande: posso essere io a dare indicazioni sul futuro dell’Italia, possiamo essere io, D’Alema, Cuperlo e altri nietcong della minoranza dem, a condizionare gli anni a venire di un Paese che ha urgente bisogno di rinnovamento? E la risposta in questo caso, davvero convintamente, non potrebbe che essere no.   

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