Dietro il no dei politici? Montagne di ipocrisia
Mi sono sentito in dovere di pagare una cenetta ad un lontano parente. Pochi euro spesi bene per ringraziarlo della sua sincerità. A proposito di cosa? Del referendum, ovviamente.
“Sta a sentire – mi ha detto – ho letto e riletto le modifiche che vogliono apportare ad alcuni articoli della Costituzione, ho seguito decine e decine di dibattiti in tv fra i sostenitori del sì e quelli del no, ho letto e riletto i confronti fra i vari costituzionalisti: tot professoroni per il sì, tot professoroni per il no. Le ragioni del sì equivalgono a quelle del no e viceversa. Come dici tu, non c’è una moviola in campo che mi dica se le riforme che andranno a referendum il 4 dicembre sono giuste o meno. E allora te lo dico sinceramente: al referendum voterò no, un no bello e chiaro. E, sincerità per sincerità, non voterò no perché mi lascia delle perplessità la prima parte del comma a) dell’articolo numero che so io, ma solo perché non sopporto Renzi. Non l’ho mai sopportato e mai lo sopporterò. Con quella sua faccetta da chierichetto, con quella sua aria da boy-scout in missione perenne, con quel suo atteggiamento da primo della classe, con quella sua arroganza di chi ha un po’ di potere, per quel suo non sapere assolutamente niente di quali siano i valori della vera sinistra”.
Lo sfogo del parente mi arriva addosso come un fiumiciattolo in piena. Mi sorprende per l’irruenza ma anche perché dai e dai mi sono finalmente imbattuto in qualcuno che ha il sincero coraggio di dire il motivo della sua scelta. Un no linearmente motivato: il fatto di non sopportare Renzi né come uomo né come politico.
Che dire? Che rispetto la scelta, così come non capirei ma rispetterei la scelta di dire no di tanti personaggi pubblici che vergognosamente continuano a nascondersi dietro rilievi diciamo costituzionali (una Costituzione che forse non hanno mai neppure letto) o ideologici. Chi si schiera opportunisticamente a difesa della democrazia, secondo loro in pericolo di fronte alle riforme, chi si schiera a difesa di scelte di campo invaso da qualcuno che, sempre secondo loro, non ha nessuna credenziale.
Quanto mi piacerebbe ascoltare invece delle solite pietose scuse e giustificazioni, ragionamenti tipo: voto no perché quel giovanottino non mi ha dato la poltrona di ministro, voto no perché Renzi mi ha strabattuto alle primarie e mi ha sfilato il partito dalla tasca, voto no perché Renzi pensava di prendermi in giro facendomi fare il presidente del partito per poi ragionare meglio con me.
E poi: voto no perché invidio a Renzi la sua giovane età e la sua inesauribile energia, voto no perché non sopporto che lui sia riuscito a fare quello (le riforme) che in un’infinità di anni non siamo riusciti a fare noi, voto no per frenare l’impertinenza di quel ragazzino che parla di me come se fossi il nulla, voto no perché se passa una riforma del genere con annessa legge elettorale io non arriverò mai non a Palazzo Chigi ma neanche alla stazione Termini.
E ancora: voto no perché quel ragazzotto di Rignano non può pensare di riuscire a mettere alla berlina un’intera classe politica bollandola come inefficiente e cialtrona, volto no perché se vince il no e il governo Renzi cade posso restare al mio posticino per altri venticinque anni, voto no perché a me conviene che le cose vadano avanti così, voto no perché io senatore, se passa la riforma cosa vado a fare?
E infine: voto no perché Renzi mi ha rottamato/rottamata e io non gliel’ho mai perdonato, voto no perché voglio che nulla cambi, voto no perché se cade il governo tanti personaggi del passato come me possono tornare ad avere un momento di celebrità, voto no perché a me piace giocare allo sfascio, più sfascio c’è più mi torna utile.
Mi piacerebbe sentire queste dichiarazioni di voto, ma non le sentirò mai perché coraggio e sincerità non possono certo essere patrimonio di tanti rappresentanti di una classe politica inetta che con tutti i loro giochini hanno contribuito a portare l’Italia allo sbando.
Non sentirò mai spiegazioni del genere. Continuerò a sentire bugie e false giustificazioni, montagne di ipocrisia.
In questo squallido panorama di dichiarazioni, alle quali io piccolo elettore qualunque cercherò di oppormi col mio voto, col mio Sì, devo assolutamente rivolgere un sentimento di gratitudine a quel gran personaggio che si è dimostrato anche in questa occasione Enrico Letta, ex presidente del Consiglio di un breve governo. Lui sì che avrebbe potuto veramente avercela con Renzi dopo aver ricevuto quell’ “Enricostaisereno” che precedette di poche ore la sua uscita da Palazzo Chigi. Lui sì che avrebbe potuto avere varie ragioni per fare uno sgarbo a Renzi.
Letta, che forse ha capito che Renzi non c’entrava nulla con la sua defenestrazione, ha invece dichiarato che al referendum voterà Sì perché l’Italia ha assoluto bisogno di quelle riforme. Enrico Letta, un vero esempio di onestà intellettuale.
Com’è andata la cena col parente? Tranquilla. Lui voterà no e io altrettanto convintamente voterò Sì.