Ho imparato a scrivere leggendo Primo Levi. Normale per chi è nato e cresciuto a Torino. La sua storia mi ha segnato profondamente, allora come studentessa e poi donna. Ho letto tutte le sue opere e da ragazza, avevo anche cercato di incontrarlo per scrivere una ricerca sulla sua drammatica esperienza. Ma lui, gentilmente, aveva declinato il mio invito e la mia proposta. Per troppe volte aveva ricordato quei giorni terribili, per troppe volte nella sua vita aveva rivissuto quelle torture, nel fisico e nell’anima. Solo dopo la sua morte, ho capito il perchè del suo rifiuto. Se sono diventata una giornalista, lo devo anche a lui, a Primo Levi, che mi aveva trasmesso la voglia di raccontare i fatti della vita e  di vivere al di là delle più immense tragedie. Il mio ricordo in questo week end va a lui, a Primo Levi. E va ad Eleonora Rimini, scomparsa a San Sabba, nel campo di concentramento di Trieste, o meglio nel suo forno crematorio nel settembre del 1944. Colpevole solo di essere ancora ebrea nonostante il matrimonio con un cristiano austriaco. Il mio pensiero va a  tutte le vittime dell’Olocausto, bambini, uomini e donne, ricchi e poveri, ebrei, zingari, omosessuali, portatori di handicap, diversi in generale.  E va anche agli Olocausti dei giorni nostri che troppo spesso dimentichiamo perchè “non fanno notizia”. Ma alziamo la voce, tutti insieme, perchè non ci siano mai più simili tragedie. Per Primo Levi ed Eleonora Rimini.