Nel silenzio dei cosiddetti «liberali» di Pdl, Scelta civica e Pd, riecheggia la voce anticonformista del solito Pannella: «Francamente, l’idea di mettere in galera chi sostiene che la Shoa non sia mai esistita mi pare segno di un’inciviltà totale». Da sempre amico degli ebrei e di Israele, il leader radicale considera «totalmente illiberale» la legge in discussione al Senato che prevede fino a 5 anni di carcere per «chiunque nega l’esistenza di crimini di guerra o di genocidio o contro l’umanità». Così come la giornalista ebrea Fiamma Nirenstein sostiene che «è con le idee che si combattono le idee, anche le peggiori come l’antisemitismo», anche Marco Pannella nella norma vede la negazione del noto motto voltairiano «non condivido le tue idee, ma sono disposto a morire perché tu possa professarle». Tanto più che in questo caso non si parla esplicitamente dell’Olocausto ma genericamente di tutti i crimini contro l’umanità. La Corte penale internazione diverrebbe dunque il custode di una Verità assoluta penalmente difesa. O, per meglio dire, imposta. Riflette Pannella: «Essendo durato più a lungo del nazismo, a carico del comunismo reale potremmo mettere un danno per l’umanità ancor più grave di quello provocato dalla Soah. E allora che facciamo, mettiamo in galera tutti quelli che sostengono che in Unione Sovietica non si stava poi così male?». Parole coerenti con la storia dei radicali italiani, tra i quali figurano gli illustri antifascisti Ernesto Rossi e Altiero Spinelli che pure si opposero all’introduzione del reato di apologia del fascismo voluta nel ’52 dall’allora ministro dell’Interno Scelba.
Punire i comportamenti e non le parole è principio liberale per eccellenza. I reati di opinione sono sempre odiosi. E spesso anche controproducenti. A domanda se non si rischi così di alimentare l’antisemitismo facendo dei negazionisti non delle macchiette ma dei martiri della libertà, il deputato del Pd Emanuale Fiano, figlio di Nedo Fiano, deportato ad Auschwitz e unico superstite di tutta la sua famiglia, non nega il problema: «Ci devo riflettere», dice. Nessun dirigente del Pdl di estrazione liberale sembra invece incline alla riflessione. Le uniche voci critiche sono quelle di due ex socialisti: Fabrizio Cicchitto («il negazionismo è abietto e ridicolo, ma resto contrario per principio al delitto di opinione») e Maurizio Sacconi («avverto una strana propensione ad istituire reati d’opinione il cui sviluppo giurisprudenziale potrebbe essere imprevedibile», dice riferendosi anche alla recente legge sull’omofobia). Norme penali contro i negazionismi fioriscono negli ordinamenti di molti paesi europei e affondano le loro radici a Bruxelles. «In Europa — dice Pannella — è aperta da tempo una dialettica tra potere assoluto e stato di diritto, che spesso imbocca la via giustizialista. Evidentemente, c’è bisogno di un nemico da eliminare».
Nel 2007, quando l’allora ministro della Giustizia Mastella propose il carcere per i negazionisti, quasi 200 accedemici firmarono un appello critico e ben argomentato. Il silenzio odierno non depone a favore dello stato di salute della nostra democrazia.