L’inizio della fine, per Mario Monti, fu quando cominciò a far finta d’essere quello che non era: simpatico, accattivante o, come direbbe l’anglofilo, smart. Enrico Letta sembra esposto al medesimo rischio. «In Europa dicono che ho le palle d’acciaio», assicura il premier italiano cambiando improvvisamente maschera. Non più il Letta moderato, dimesso e perbenino, ma un Letta guascone. Il quale, e anche questa è una pericolosa analogia con Monti, risponde alle critiche interne esibendo una presunta sponda internazionale: «In Europa dicono che…». Enrico Letta come Margaret Thatcher, che però si guadagnò sul campo l’appellativo di «lady di ferro» e mai se lo sarebbe autoattribuito.  Si può dire tutto, di Enrico Letta: prudente, accorto, furbo… Tutto tranne che sia uno dai granitici attributi ben in vista. Dev’essere dunque stato un attacco di berlusconite, forse indice di un vorrei ma non posso. Perché se c’è una cosa che tutti — dalla Cgil a Confindustria, dal Pd al Pdl — gli rimproverano, è proprio di non fare scelte nette e coraggiose. Ad esempio. Ha deciso di tagliare il cuneo fiscale, ma quando i media hanno scritto che il guadagno per i lavoratori sarebbe stato irrilevante, prima ha detto che a stabilire l’entità del taglio sarebbe stato il parlamento e poi ha sostenuto che di quella riforma si potrebbe anche fare a meno. La Thatcher non l’avrebbe mai fatto.