Sì, d’accordo, il buco dell’ozono, il riscaldamento globale, le bombe d’acqua… Andate però a spiegarlo a quella famiglia di quattro giapponesi che ieri tenendosi per mano guadava non piazza San Marco a Venezia, ma via del Tritone a Roma. Avevano l’acqua alle caviglie: gambe corte, ma comunque alle caviglie. Ce l’hanno fatta, però. A piccoli passi hanno raggiunto il marciapiede opposto, ma quando il sospiro di sollievo non gli si era ancora spento tra le labbra sono stati investiti dall’onda sollevata da un autobus di passaggio. Un autobus, non un motoscafo. E perché un autobus solleva un’onda? Facile: perché i tombini non vengono puliti, dunque l’acqua piovana non fluisce nel sistema fognario, ma ristagna in strade e piazze malcostruite. Quando piove, metà della centralissima piazza San Silvestro si allaga. E la manutenzione non c’entra: realizzando un costoso proggetto dell’archistar Paolo Portoghesi, piazza San Silvestro è stata interamente rifatta meno di due anni fa. Ma è stata rifatta male, pende, si avvalla e infatti s’allaga. Qualcuno ne ha chiesto conto alle ditte appaltatrici? Figurarsi, è la regola. Per mancanza di quattrini e soprattutto per creare le condizioni di nuovi interventi, dunque di nuovi appalti, tradizionalmente a Roma i lavori vengono fatti male. Sempre due anni fa è stata inaugurata anche la linea B della metropolitana. Ma sabato diverse stazioni sono state chiuse, e non perché era esondato il Tevere ma perché ci pioveva dentro: «infiltrazioni», hanno detto. Tre anni fa, si scoprì che la ditta che avrebbe dovuto ricostruire le caditoie stradali per il drenaggio dell’acua piovana s’era messa in tasca i soldi, realizzando il 2% dei lavori previsti. L’arrivo del sindaco Marino, ribattezzato in questi giorni Submarino, non sembra aver migliorato la situazione. A Roma non ci sono gallerie uniche dei servizi né un regolamento dei cavi, sì che è un continuo scassare e malamente rattoppare le strade per aggiustare o sostituire cavi e tubi, ogni volta ostruendo le caditoie. E poi ci sono i problemi strutturali. Buona parte della città è costruita su terreni scoscesi fatalmente alluvionali: in molti casi i soldi per realizzare nuove idrovore ci sono, ma il patto di stabilità europeo impedisce di spenderli; in altri casi, come a Prima Porta, potrebbero essere spesi ma Sottomarino non l’ha ancora fatto… Provate a raccontare tutto questo a quattro giapponesi fradici: «La prossima volta — vi risponderanno — tutti a Parigi!».