In occasione della tradizionale cerimonia del ventaglio, Giorgio Napolitano è corso in soccorso di Matteo Renzi coprendone l’azione politica sia sul fronte interno sia su quello internazionale. Ha dunque insistito sulla necessità di riformare il Senato respingendo al mittente le accuse di «svolta autoritaria» così come quelle di pressapochismo; ha implicitamente sostenuto la candidatura di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per la politica estera europea. Non è un buon segno: significa che il presidente del Consiglio sta percorrendo una via stretta irta di ostacoli e ha pertanto bisogno del sostegno del capo dello Stato. Il sostegno c’è, il dubbio che non sia sufficiente pure. Rispetto ai giorni successivi al trionfo elettorale alle europee, il clima politico è mutato e la debolezza manifestata da Renzi in Europa si riflette in Patria. Dove il fronte antirenziano (che comprende importanti settori del Pd, del Ncd, di FI e degli apparati pubblici) prende atto della non infallibilità del premier e torna a levare gli scudi deposti dopo le elezioni. Contribuiscono a ciò le voci di un possibile crollo del sistema creditizio portoghese: crollo che farebbe precipitare l’economia europea in un clima parzialmente simile a quello di tre anni fa, restringendo i già stretti margini di manovra dell’Italia sui propri conti pubblici. Per Renzi sarebbe una jattura, e su quella jattura sembrano scommettere in molti. Che ora frenano la riforma del Senato, insidiano quella del Lavoro e già affilano i coltelli in vista di quella elettorale. Si innesca così una spirale, poiché lo stallo delle riforme in Italia indebolisce oggettivamente la posizione italiana in Europa. È l’unica maniera per sperare di uscirne è la mediazione politica. Pare essere questo il consiglio dato da Napolitano a Renzi: evitare le sfide, sia a Roma sia a Bruxelles, e mediare il più possibile con alleati ed oppositori. Ne risulta la decisione di non imporre subito un drastico taglio ai tempi del confronto parlamentare in aula sulla riforma del Senato. Per questa settimana, Renzi si morderà la lingua cercando convergenze con le opposizioni su singoli emendamenti; dalla prossima scatterà la ghigliottina. Ma che il clima sia pesante lo dimostra il fatto che renziani come Roberto Giachetti tornino a caldeggiare la prospettiva di un ricorso anticipato alle elezioni.