Un gioco delle parti, un concatenarsi di finzioni, una fiera dell’ipocrisia. Re dei Franchi, l’imperatore Carlo Magno è l’uomo che per primo diede un’apparente unità politica all’Europa. Ma lo fece a fil di spada (sterminò, ad esempio, spietatamente i Sassoni) e senza avere alcuna coscienza di cosa l’Europa in effetti fosse o potesse diventare (il suo modello era l’impero romano). Tuttavia, Carlo Magno è diventato sinonimo di europeismo. E di stampo europeista è il prestigioso premio a lui intitolato promosso dalla città tedesca di Aquisgrana che gli diede i natali. Il premio verrà conferito oggi a Papa Francesco. Il motivo? Aver esortato il Vecchio Continente <all’apertura e alla solidarietà>. Discorso comprensibile dal punto di vista pastorale, ma assurdo dal punto di vista politico: se l’Europa spalancasse le proprie frontiere, cesserebbe all’istante di esistere. Alla consegna del premio prenderà parte Angela Merkel. In tema di immigrazione, infatti, la cancelliera tedesca si è dialetticamente allineata alla retorica papale, e per questo è stata elogiata da Barak Obama. “La signora Merkel è dalla parte giusta della Storia”, ha certificato il presidente statunitense. Ma non risulta che né gli Stati Uniti né la Germania abbiano spalancato le proprie porte agli immigrati. La Merkel ha annunciato che avrebbe accolto in massa i profughi siriani, ma poi si è precipitata dal presidente turco Erdogan non per contestargli le persecuzioni dei curdi, o il pugno di ferro contro la libera stampa, o le ambiguità verso l’Isis in Siria, ma per assicurargli fondi europei utili ad arginare l’afflusso degli immigrati in Europa attraverso i Balcani. Sono di conseguenza ripresi i flussi da Sud, attraverso l’Italia. Non solo. Anche se ieri, a Roma, la cancelliera Merkel ha criticato senza far nomi gli “egoismi” di chi blinda i propri confini, nei giorni scorsi ha avallato la scelta austriaca di militarizzare il Brennero e assieme a Francia, Belgio, Danimarca, Svezia e Austria ha chiesto all’Unione europea di prolungare i controlli alle frontiere. Sei mesi fa la Germania aveva sottoscritto il piano Junker per redistribuire tra i paesi membri dell’Ue 40mila richiedenti asilo sbarcati in Italia. Bene, bravi, bis. Vi chiederete ora quanti profughi siano di conseguenza stati accolti sul suolo tedesco. Migliaia? Centinaia? No, venti. Una ventina appena. In compenso la scorsa settimana il governo teutonico ha chiarito che non accetterà più immigrati da Tunisia, Marocco e Algeria. Naturalmente, va bene tutto. E tutto si spiega. Se la Merkel ha abbandonato la teoria delle porte aperte per passare alla pratica del pugno di ferro è perché sta perdendo vertiginosamente consensi in patria a vantaggio del partito xenofobo “Alternative fur Deutschland”. Tuttavia, così come il Papa viene considerato una guida politica da parte di chi non ha evidentemente intenzione di assoggettarvisi se non a parole, la signora Merkel viene considerata una statista illuminata da parte di chi non è evidentemente in grado di distinguere le parole dall’azione. Giochi delle parti, funzioni, ipocrisie: se Carlo Magno fosse vivo, altro che “politica dell’accoglienza”…