Andiamo con ordine. Se non ti laurei entro i 28 anni sei uno sfigato. Se sogni il posto fisso sei noioso, perché pur essendo condannato alla monotonia a vita, continui a sprecare le tue energie per appoggiare le tue chiappone in un’amena seggiola davanti a una scrivania di provincia. Ancora peggio se le tue chiappone granitiche le vuoi appoggiare in un ufficio distante al massimo 500 metri da casa di mammà. Così, per ottimizzare. Ma non ditelo ad Anna Maria Cancellieri e soci che quella comodità lì è per risparmiare il buono pasto, perché altrimenti apriti cielo. Non solo vi tacceranno di essere sfigati, ma di essere anche degli scrocconi. Ebbene, detto questo, ribaltiamo la frittata.
Se uno sfigato di 28 anni, nonostante si sia laureato in tempo, e magari anche con il massimo dei voti, lavora part time con un co-co-pro in un call center che deve fare? Sognare il posto fisso e che cavoli. Mica perché non ha idee, aspirazioni o voglia di mettersi in gioco, magari girando il mondo. Ma perché non ne può più di barcamenarsi. E magari fare due lavori, accontentarsi di un posto letto in un casa di studenti fuori sede, e la sera correre in un fast food a vendere cheesburger.
Insomma, non si può generalizzare così. E, soprattutto, da che pulpito. Finché stai lì, sul piedistallo e con tutte le garanzie del caso, non puoi fare certe esternazioni. O, almeno, puoi pensare le peggio cose sui giovani italiani, statici come pezzi di marmo, demotivati e apatici, ma fai finta di niente. Perché poi, è ovvio, che il web diventa il tuo nemico pubblico numero uno. Basta poco. Una frase infelice, detta da chi sta in una posizione dominante, e si scatena l’inferno. Sacrosanto. Ma bisogna anche uscirne. Lo so, lo so è difficile. Ma bisogna almeno tentare. Sognando il posto fisso, ovvio. Ma almeno cercando di laurearsi in tempo e rimboccarsi le maniche. Per dire, un giorno, in faccia a Michel Martone: ‘Ci ho provato, cocco, a non essere sfigato. Ma non me l’avete permesso’.
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