Andy Carvin ha l’account Twitter più figo del mondo (fonte: Columbia Journalism Review), però i suoi 70mila followers sono bazzecole rispetto agli oltre 400mila di Melissa Satta. Quindi, che significa? Che nonostante Carvin sia una twitstar suprema, riconosciuta, una specie di guru della Rete, c’è sempre qualcuno che con un battito di ciglia ha la meglio. Mica perché ce l’ho con Melissa Satta, per carità. L’ho anche intervistata e mi è pure stata simpatica perché, a differenza di altre showgirl, ha ammesso i vantaggi della bellezza senza false ipocrisie. Ma il punto è un altro: essere ‘fighi’ come Carvin non è sufficiente (leggetevi il profilo qui).

Il motivo è semplice: ciò che dice (nell’intervista di oggi su Repubblica, super condivisa in Rete) è certamente lampante per il popolo del web, mentre molti altri – anche tra gli operatori dell’informazione – se ne infischiano. Non è, infatti, un caso che il ‘vecchio Carvin’ dica in modo perentorio: ‘Se sei un giornalista e ignori Twitter, lo fai a tuo rischio e pericolo professionale’. Ecco, appunto. A tuo rischio. Ma quanti sono i giornalisti che ignorano Twitter (e quindi le perle di Carvin)? Tanti. Di più (almeno se si contano le penne di lungo corso) rispetto a quelli che, invece, ci smanettano. Il problema è sempre lo stesso: Melissa Satta qui da noi è mainstream (in Rete e fuori dal web), mentre  @acarvin è ancora di nicchia. Purtroppo. 

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