La nuova moda? Criticare. Criticare chiunque. E comunque. Dal divano – vedi il movimento degli @indivanados, attivissimo sui social network, Twitter in particolare –  e possibilmente attraverso la Rete. Sono sempre di più coloro che criticano. Che s’indignano. Che creano reti di indivanati inkazzati. I blogger, spesso, sono parte di questi gruppi di individui arrabbiati. Che cavolo di blogger sei se non dici quello che pensi? Giusto, sacrosanto. Ma non è sempre così. Perché tra i blogger c’è anche chi si nasconde. Ieri sera, a San Lazzaro, amena località dalle parti di Bologna, durante una tavola rotonda tra blogger  letterarie e fashion  (Come ti rendo fashion un blog letterario) che ho avuto il piacere di moderare, si è parlato anche di questo. E ciò che è emerso è interessante: c’è chi della critica ne ha fatto un segno distintivo e chi, invece, dalla critica rifugge perché  non si sente all’altezza. Ebbene, chi ha ragione? E, soprattutto, si può fare una distinzione manichea: giusto o sbagliato? Bello o brutto?  Parlando con Gaia Conventi, blogger letteraria autrice di Giramenti, non c’è un dubbio: se ti girano, lo devi scrivere. Tradotto: se un libro ti fa schifo lo dici. Punto. Senza peli sulla lingua. Di diverso avviso un paio di fashion blogger (FashionDeliz e Jeveronique) presenti all’evento: ‘Chi siamo noi per criticare le grandi maison?’. Dall’osservatorio privilegiato di K.lit, primo festival di blog letterari che si terrà a Thiene (Vicenza) il 7 e l’8 luglio, pare ci siano entrambe le anime: chi, nei libri, trova sempre delle positività e chi, invece, stronca. Patrizia Finucci Gallo, scrittrice e creatrice del blog Pfgstyle, bel mix di letteratura e moda, la butta sul ridere: ‘Se critichi un grande stilista poi mica ti invita alla sfilata…’ eh già i rischi del mestiere. Ma è questo il punto: se hai o no qualcosa da perdere. Tra i tanti che sparano sentenze in Rete, spesso dietro un facile nickname, chi davvero si mette in gioco? Chi, davvero, rischia sulla propria pellaccia che la critica lo seppellisca, per sempre, nell’oblio? E, soprattutto, siamo sicuri, che la critica pura, fine a se stessa, basti a costruire qualcosa di nuovo e, magari, a scardinare ciò che c’è già e ci fa tanto schifo? Sono domande. Legittime. A cui potete rispondere. Criticando. Con o senza nickname.

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