Noi donne siamo grandi. Mica lo dico, come molti pensano, perché sono femminista. Lo dico perché lo penso e che cavolo. Pensate, nonostante il sisma, le case crollate, le saracinesce dei negozi inesorabilmente chiuse, le aziende ferme, in attesa di quel certificato di agibilità che non è abbastanza celere per far ripartire chi di lavoro campa, in Emilia c’è un bell’esempio di sorellanza. Con il marchio EmiliAmo, infatti, un gruppo di cento donne ha pensato bene di rimboccarsi le maniche e ricominciare. Come? creando un network di mamme, imprenditrici e negozianti della Bassa Modenese e dell’Alto Ferrarese per vendere i prodotti delle aziende e degli esercizi commerciali chiusi per il terremoto attraverso un sito di e-commerce. Ma non solo.

L’urlo di dolore di queste donne di carattere non si limita al business, ma si estende ai centri storici. La paura è di fare la fine dell’Aquila, dove il cuore della città, da quel tristemente famoso 6 aprile 2009, non è mai riuscito a ripartire. Queste donne emiliane, però, con la loro determinazione non vogliono ritrovarsi nella medesima situazione. E stanno lottando per la causa. L’obiettivo: ritornare nei centri storici. Riaprire le botteghe. E tornare alla vita di prima. Perché il lavoro nobilita l’uomo. Anzi la donna.

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