ARTICOLO PUBBLICATO SU QN (il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno) il 12/11/2012

«NON C’È democrazia nel Movimento». Era la frase del consigliere Giovanni Favia, all’epoca del famoso fuorionda di La7. Oggi sembra essere diventato il nuovo slogan dei ribelli. Federica Salsi, la consigliera comunale a Bologna ‘lapidata’ prima da Grillo sul blog («la tv è il vostro punto G») poi isolata dai suoi compagni di Movi-mento, ieri è tornata in tv, attraverso un video trasmesso all’Arena di Rai Uno. E non le ha mandate a dire:«Nel Movimento non c’è possibilità di confronto. Il giudizio sulle opinioni che uno ha espresso sono indice di mancanza di democrazia. Grillo non stimola il dibattito, parla alla pancia della gente, e tira fuori i suoi peggiori istinti». Sul blog il comico replica: basta demonizzare il mio linguaggio, «la verità è diventata un oltraggio al pudore». Intanto qui, in Emilia-Romagna, dove il Movi-mento 5 Stelle vanta i maggiori primati — dal V-Day alla Parma di Pizzarotti («la nostra piccola Staligrado», disse Beppe Grillo all’indomani della vittoria) — sta nascendo un «caso». I dissidenti più ‘famosi’, d’altra parte, sono tutti nella Regione di punta dei 5 Stelle. Ieri, a Bologna, con gli epurati di Cento e Ferrara (con Valentino Tavolazzi in prima linea) e altri attivisti da Ravenna, Parma e dal capoluogo emiliano (non si è visto Favia che, invece, era atteso), si è tenuta l’assemblea regionale dei grillini ‘dissidenti’ (i presenti erano circa una trentina). Mancava la consigliera comunale forlivese Raffaella Pirini, in aria di espulsione, dopo essersi schierata pro Favia e pro Salsi: sembra abbia ricevuto una lettera da parte di Grillo, ma nessuno conferma. Nemmeno i ribelli. Che, ieri, hanno messo sul tavolo diversi temi, a partire dalla regole per la partecipazione alle elezioni politiche, alle scuole di formazione per i futuri candidati al Parlamento, alla piattaforma web regionale per sviluppare proposte, discussioni e voto online, fino al programma (definito da alcuni «troppo scarno»). Tavolazzi è di poche parole, ma bolla l’insieme delle regole per candidarsi alle elezioni politiche come «Casaleggium». E nega di essere in procinto di organizzare una scissione. I nodi, però, restano. «Ci sarebbe piaciuta una decisione dal basso, fatta in Rete. Invece, hanno deciso tutto loro», dice Serenella Spalla, da Ravenna, ideatrice della pagina Facebook Solo 5 Stelle. Va oltre un’altra attivista, made in Ferrara, che vuole restare anonima (chissà perché): «Così si rischia che la democrazia dal basso diventi propaganda». E ancora la polemica sui riempi lista che ora possono candidarsi alle politiche. Ci mette la faccia Pasquale Rinaldi, consigliere del Quartiere Savena a Bologna, che precisa: «Nel Movimento manca una struttura per gestire il dissenso. La Salsi ha ragione: non c’è confronto a livello nazionale. All’espulsione di Tavolazzi non si può rispondere perché sì…». Non è un caso che gli attivisti dell’Emilia-Romagna abbiano votato la sua presenza all’assemblea di ieri con una maggioranza bulgara dell’80 per cento. Come a dire, il dissenso c’è. E comincia a pesare.

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