Non se ne può più. Ora tutti i politici, giovani, vecchi, di destra, di sinistra, di centro, DEVONO avere un profilo web. Che sia Twitter o Facebook, l’importante è essere lì a twittare o postare video e slogan neanche fossero dei nerd smanettoni. Quello che, secondo me, stride è che la maggior parte di loro con quei mezzi non   è a proprio agio. E così, quasi sempre, va a finire che chi scrive sui vari social network non è il politico vero e proprio, ma non ben identificati staff. Qualche esempio: @silvioberlusconi2013 su Twitter scrive come un forsennato (anche un tweet al minuto in certi giorni), ma tutti sanno che non è il Cav a twittare, ma dei ‘volontari digitali’ del Pdl. Lo stesso vale per @senatoremonti che, durante il live, ha usato ‘faccine’ ed espressioni non proprio in linea con il suo loden (vedi il wow tanto criticato). E non importa se adesso Il Prof prova a metterci una pezza su Facebook, specificando che i post con la sigla St sono scritti dallo Staff e lo stesso fa Bersani che, ora, su Twitter mette tra parentesi (staff) quando i tweet non sono scritti da lui. La ‘magia’ della Rete comunque sia è svanita. Perché se un politico si ‘butta’ a fare campagna sul web per accalappiare qualche navigatore stufo del solito blog di Beppe Grillo, lo deve fare davvero in prima persona. Come fa Grillo, appunto. Altrimenti che senso ha tentare di avvicinare il popolo di Internet tradendo i valori stessi della suddetta tribù? È come se Berlusconi, l’altra sera da Santoro, si fosse collegato da casa invece di andare nell’arena in mezzo ai suoi nemici giurati. Insomma, se si usa un mezzo, che si utilizzi sfruttando al meglio tutte le sue peculiarità. Magari per una volta lasciando perdere lo staff (o prendendone uno talmente in linea con la propria immagine da non farsi sbugiardare al primo tweet).

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