ARTICOLO USCITO SU QN (il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) il 3 febbraio 2013

Dimenticate per un attimo l’amena chiacchierata di Grillo davanti al Viminale con il leader di CasaPound, l’indifferenziazione destra-sinistra e il Pd declassato a Pdmenoelle. L’analisi de Il partito di Grillo, di Piergiorgio Corbetta ed Elisabetta Gualmini edito dal Mulino, dimostra che la svolta post-ideologica si deve far risalire a un percorso travagliato di allontanamento dalla sinistra, vera radice del Movimento 5 stelle. Non è, infatti, casuale la veemenza del leader dei democratici Pier Luigi Bersani contro i ‘fascisti del web’, popolo che, stando ai dati, è emigrato soprattutto dal centrosinistra. Secondo Corbetta e Gualmini, infatti, nel post-elezioni 2012 su 100 elettori intenzionati a votare M5s, oltre il 46% proviene da un’area di centrosinistra, quasi il 39% dal centrodestra e il 14% dall’astensione. Le prime avvisaglie che una diaspora dei ‘cugini’ ribelli prima o poi ci sarebbe stata, risale, in verità, al 2002 quando Nanni Moretti lanciò il famoso grido di dolore all’Ulivo in Piazza Navona: «Con questi dirigenti non vinceremo mai». Invettiva girotondina che Grillo guardava con favore. Nel 2006 (a distanza di un anno dalla nascita del blog), infatti, il comico partecipava ancora alle Feste dell’Unità e spiegava: La scelta tra Berlusconi e Prodi è tra il peggio e il leggermente meno peggio, tra la m… fumante e quella appena tiepidina… Insomma, un endorsement alla Grillo. Poi, nel 2007 (con il Vaffa Day) e alle politiche 2008, arrivò una netta presa di posizione: tra Topo Gigio (Veltroni) e lo Psiconano (Berlusconi) non c’è nessuna differenza.

DA QUI, il ‘partito di Grillo’ va a collocarsi a metà strada tra la sinistra radicale ed ecologista e il populismo tipico dei movimenti di destra. Una ‘duplice anima’ che si rivela nell’identikit dell’elettorato intenzionato a votare il Movimento 5 Stelle dopo il 2012. L’età prevalente è quella 35-44 anni, seguita dalla fascia 25-34; si tratta di cittadini particolarmente attivi, insoddisfatti dai tradizionali modelli di participazione, e prevalentemente non credenti (25,8%). Emerge anche che la classe operaia non va più in paradiso, ma pensa di votare Grillo, con una percentuale del 29,5%. Seguono disoccupati (26,8%), dipendenti privati (28,5%), autonomi-partite Iva (27,4%) e studenti (25,3%). Categorie che dovrebbero essere il cuore del centrosinistra. Ma c’è anche un’altra anima, evidente nel post elezioni 2012, che porta il Movimento a spostarsi più a destra, trasformandosi in una sorta di ‘partito pigliatutti’. Se prima delle amministrative — spiega la ricerca del Mulino — il 40,5% degli elettori di Grillo veniva da Pd e Idv, dopo il 2012 la percentuale è scesa a 34,5%, mentre è aumentata la fetta di coloro che provengono da Pdl e Lega: dal 27,6% al 33,8%. Ed è soprattutto dal Carroccio, dopo gli scandali, che il M5s sembra abbia attratto consensi. Insomma, un caos valoriale che porterà il Movimento a riflettere sulla propria identità. La prova del nove saranno le politiche, quando — come scrive Corbetta — «il passaggio da una dimensione locale a una nazionale rischia di diventare una sfida mortale per ‘il partito’ di Grillo».

 Questioni di cuore è anche su Facebook
 Ps:  Per chi volesse leggere i vecchi post, clicchi qui: http://club.quotidiano.net/carbutti