ARTICOLO USCITO SU QN (Il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno) il 12 maggio 2013

Partenza da La Spezia, destinazione paradiso. Prendete il treno, appiccicate il naso al finestrino e aspettate. Saranno i turisti (all’85% stranieri, tra americani, australiani, nordeuropei e, ultimamente, asiatici e cinesi) ad avvertirvi con un «wow» al primo scampolo di bellezza. Non appena la galleria concede uno sprazzo di luce, il mare è come se vi abbracciasse e da quell’istante non vi abbandonerà più.
Del resto chi, da anni, è abituato a questo paesaggio, sa che cosa significa vederlo per la prima volta. E soprattutto lo sa chi, quello stesso tragitto, l’ha fatto qualche giorno dopo l’alluvione, nell’autunno 2011, quando i cinque borghi patrimonio dell’Unesco erano stati sfigurati dal fango e i colori accesi delle case sembravano l’unica speranza a cui aggrapparsi per non piangere. Oggi, però, nonostante l’inclemenza della natura, e alcuni disagi in certi sentieri che collegano Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare, la vita è tornata alla normalità.
La rinascita
«Ci rimbocchiamo le maniche e andiamo avanti», ripetevano gli abitanti di Monterosso, subito dopo l’alluvione. E, oggi, l’operosità continua ad essere un mantra. Nonostante l’ennesima prova difficile: una frana, su dal convento dei Cappuccini di Monterosso, che ha rischiato di isolare il paese vecchio da Fegina, la parte nuova del borgo. Oggi il paese è di nuovo unito e si può pensare di partire proprio da qui per scoprire le altre quattro sorelle. In treno, il tragitto è breve, e il costo contenuto. Se, invece, preferite un’altra prospettiva, si può optare per il viaggio via mare (con la motonave ci si ferma nei vari paesini delle Cinque Terre o si può proseguire verso Portovenere, biglietto giornaliero da 25 euro) o quello via terra, a piedi scegliendo tra 118 chilometri di sentieri considerati tra i più belli al mondo.
Immersi nell’agricoltura eroica dei muretti a secco (7mila chilometri, la lunghezza della muraglia cinese) in mezzo agli orti terrazzati (i cosiddetti cìan) a picco sul mare, vedere le viti quasi sospese rende tutti gli escursionisti spettatori di un miracolo. Da non perdere.

Sentieri, Montale e trekking

Prima di calzare le scarpe da trekking e percorrere a piedi le Cinque Terre è bene consultare il sito dell’omonimo parco (www.parconazionale5terre.it) per verificare lo stato dei sentieri che, a causa delle piogge, hanno subìto, in alcuni casi, interruzioni. Ergo, prima di promettere romantiche passeggiate lungo la storica Via dell’Amore (al momento ancora chiusa) informatevi a dovere.
Tra gli itinerari alternativi consigliati e non meno suggestivi (è possibile anche farsi accompagnare da guide ambientali) c’è la pittoresca Via dei Santuari, dove ammirare il Santuario di Soviore (sopra Monterosso) e quello di Nostra Signora di Reggio, ridiscendendo poi a Vernazza. Per gli amanti della poesia di Eugenio Montale si può partire dalla Pagoda giallognola a Monterosso, così è chiamata la casa di vacanza dei genitori dal poeta, riconoscibile dalla due caratteristiche palme, e prendere il sentiero verso Punta del Mesco, celebrato dal premio Nobel nell’omonima poesia: (…) Vedo il sentiero che percorsi un giorno come un cane inquieto; lambe il fiotto, s’inerpica tra i massi e rado strame a tratti lo scancella. E tutto è uguale. Nella ghiaia bagnata s’arrovella
un’eco degli scrosci (…)

I prodotti tipici

Per chi ama la buona tavola, le Cinque Terre sono la meta giusta. Irrinunciabili le famose focacce. A Monterosso, sul lungomare di Fegina, vale la pena fare uno spuntino da ‘Il Fornaio’ dove ce ne sono di tutti i tipi, ma è notevole anche la pizza. Restando nella ‘patria’ di Montale, c’è un’altra specialità da provare (introvabile da altre parti): la torta monterossina. La migliore del paese (alla mattina si può anche avere la fortuna di gustarla appena sfornata) è alla Pasticceria Laura, nel paese vecchio. Altri prodotti tipici, da provare, sono le famose acciughe salate di Monterosso (il terzo sabato di giugno c’è la sagra dell’acciuga fritta) e i famosi limoni celebrati dallo stesso Montale. L’appuntamento è per questo sabato quando nelle vie del borgo si animeranno banchetti di ogni genere con il frutto tipico del paese protagonista con i suoi derivati: dal limoncino alla torta al limone.

Ristoranti e locali

A Monterosso anche i palati più esigenti verranno soddisfatti. Tra i ristoranti più rinomati, c’è Miky (sul lungomare di Fegina) dove assaggiare le più svariate specialità di pesce, pasta e dolci fatti in casa. Ottima anche la selezione di vini. Prezzi: dai 50 euro in su (Info: www.ristorantemiky.it). Per chi non sa rinunciare a una spettacolare vista mare e al romanticismo, c’è il ristorante Il Casello. La cordialità del personale e il buon rapporto qualità prezzo, fanno da contorno agli ottimi piatti: dai muscoli (cozze) ripieni alle trofie allo scoglio. Prezzo: dai 30 in su. Da segnalare anche il ristorante-pizzeria Da Ely, inserito in un caruggio nel paese vecchio. Valore aggiunto? Fa anche la pizza, decisamente gustosa. Prezzo: dai 15 euro in su. Infine due must: la terrazza del bar Nuovo Eden (via Fegina, 7) affacciata sulla spiaggia, dove consumare ottimi aperitivi, e l’Enoteca da Eliseo per il dopocena: qui, con sottofondo di musica lirica, si può degustare il famoso Sciacchetrà.

Golfo dei Poeti, la magia di Portovenere 

Per raggiungere la città ligure ci vogliono poco più di due ore in auto da Bologna e Milano, mentre basta un’ora e quarantacinque da Firenze. Arrivati a La Spezia vale la pena esplorare la punta di diamante del Golfo dei Poeti: Portovenere che, assieme alle isole Palmaria, Tino e Tinetto, è stata inserita tra i patrimoni dell’Unesco. Per una visita ancora più suggestiva non perdetevi la festa della Madonna Bianca che, ogni 17 agosto, rende uniche le chiese di San Pietro e San Lorenzo con il borgo antico completamente illuminato. (Info: www.stl.sp.it; www.turismoprovincia.laspezia.it).