BOLOGNA
«Ci troviamo con un governo che non ha votato nessuno che non riesce neanche a fare una nuova legge elettorale, ostaggio di un condannato di terzo grado. C’è un vuoto politico che va riempito». Maurizio Landini, segretario della Fiom, ha chiaro l’obiettivo: ritrovare la via maestra della Costituzione.
Il 12 ottobre scenderà in piazza a Roma con Stefano Rodotà, don Ciotti e Gustavo Zagrebelsky in difesa della Carta. Tutto pronto per il partito del lavoro?
«Di partiti ce ne sono anche troppi, non ho nessuna ambizione personale».
Non pensa di ricompattare la sinistra?
«Come dice Rodotà, non vogliamo essere la zattera di salvataggio di nessuno. Vogliamo andare oltre. Anche oltre alla sinistra».
Grillo docet: anche per lei destra e sinistra sono uguali?
«Non esageriamo. Ma le parole devono tornare ad avere un significato».
Oggi, invece, i partiti quali argomenti usano?
«I partiti non fanno più il loro mestiere, la partecipazione e il lavoro sono a rischio… Ognuno deve impegnarsi per cambiare ciò che non va: dalla disoccupazione all’evasione fiscale».
Quali sono le responsabilità della sinistra che perde colpi dall’Italia alla Germania?
«La gente non ha bisogno di sinistra, ma di cose giuste».
Chi è più giusto tra i candidati alla segreteria del Pd?
«Spero solo che non si torni al leaderismo… abbiamo visto i problemi che ha causato».
Si riferisce a Renzi?
«Il congresso Pd è affare loro. In tasca ho solo due tessere: quella della Cgil e dell’Anpi».
Considerando che anche Epifani, pur essendo un ex leader Cgil, disertò il corteo della Fiom dello scorso maggio, forse i rapporti con il Pd andrebbero ripensati.
«A me interessa la crisi della rappresentanza politica e sindacale, per il resto abbiamo rapporti con tutti».
Alla manifestazione del 12 ottobre Roma ci sarà anche il Pd?
«Bisogna chiederlo a loro».
Nei democratici c’è chi evoca lo spettro di una scissione…
«Noi scendiamo in piazza per unire, non per dividere».
Ma se vi fermate al movimentismo, non pensate di fare la fine dei girotondi?
«Abbiamo ambizioni più alte, vogliamo costruire, non protestare».

Rosalba Carbutti

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