Gianni Cuperlo ha aperto la sua campagna in mezzo ai giovani. È seduto su un panchetto di legno, un misto tra il giovanilistico e il radical chic. Ha la cravattina stretta, il vestito scuro e una specie di erre moscia che fa tanto sinistra al cachemire.  Però se lo senti parlare Cuperlo è efficace. Cita Gramsci, Adam Smith, Collodi e chi più ne ha più ne metta. Intorno i magnifici giovani del Pd. Pulitini, intelligentini, coltini che hanno tutta la faccia di chi, quelle citazioni, le conosce già. Peccato, per Cuperlo serviva qualcosa di diverso. Magari uno di quei ragazzetti che non ha mai sentito nominare Gramsci, se ne frega delle grandi categorie – destra e sinistra – e magari trova simpatico Beppe Grillo. Uno di quelli che infila un cioè dopo l’altro e non capisce una cippa di politica. Ecco, se si fosse alzato a prendere la parola uno così, e avesse sputato la sua rabbia intrisa di vita reale, forse Cuperlo avrebbe dato il meglio di sè. E avrebbe, in modo bello e democratico, dato una sterzata al carro pesante e un po’ grigio dell’apparato che, suo malgrado forse, si porta dietro. Invece niente: Cuperlo convince chi è già convinto. E non è un caso che accanto a uno dei quattro candidati alla segreteria del Pd c’erano i soliti giovani del Pd. Giovani, ma già un po’ vecchi.

Rosalba Carbutti

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