Articolo pubblicato su QN (il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno)

«ACCOGLIAMOLI tutti». Il nuovo slogan di Sel? No, la teoria di Luigi Manconi (sociologo, senatore Pd, presidente della commissione Diritti umani a Palazzo Madama) e della ricercatrice Valentina Brinis, contenuta nell’omonimo libro edito da Il Saggiatore. L’assunto è semplice, ma non banale: «Per salvare l’Italia e gli immigrati non si deve partire da una concezione buonista che strizza l’occhio allo straniero a prescindere. Ma si deve partire da un presupposto di utilità sociale».
Per Manconi «si devono considerare gli stranieri per quello che sono, cioè una risorsa. Tant’è che in termini di Pil valgono tra l’11 e il 12 per cento». E lancia la sua proposta: «L’Italia deve proporre al prossimo Consiglio europeo un piano di protezione temporanea di un anno, rinnovabile definendo quote di accoglienza per ciascuno Stato membro».
Come la mettiamo, allora, con la Bossi-Fini e il pacchetto sicurezza Maroni? Il senatore Pd guarda oltre: «Accogliere gli stranieri è più conveniente che respingerli. Perché — spiega — questi meccanismi di criminalizzazione non fanno altro che incrementare la già ampia popolazione carceraria costituita da stranieri».
E, proseguendo, in quest’ottica di utilità sociale, mettere in soffitta l’aberrante logica del vu’ cumprà, vu’ rubà, vu’ stuprà diventa più semplice. Manconi lo dimostra nel suo libro: in primis perché gli immigrati ringiovaniscono la «vecchia Italia» (il nostro tasso di fecondità è tra i più bassi dei Paesi occidentali), in seconda battuta perché la manodopera di italiani è «iperspecializzata» a fronte di una richiesta di personale meno qualificato. Ergo — spiega — «l’Italia ha bisogno di migranti e viceversa».

Badanti, strilloni, infermieri e pizzaioli, ma anche altri settori sono ‘retti’ dai lavoratori stranieri. I dati lo confermano: dagli anni Novanta al decennio successivo il numero di immigrati impiegati nell’attività domiciliare ad anziani passa da uno su cinque a cinque su sei, con oltre un milione e seicentomila persone impiegate che, nel 2030, potrebbero raggiungere quota 2 milioni (rapporto Ismu, Censis e Iprs). E, visto che la quota di badanti made in Italy è solo del 22,7 per cento, è difficile che si arrivi a coprire l’offerta.

Altro dato che potrebbe far impallidire i movimenti razzisti è, poi, il tasso di attività dei lavoratori stranieri che, secondo l’Istat, supera quello dei nostri connazionali: 70,6 per cento contro il 63,7 per cento. Quindi, sostiene Manconi, «la maggior parte degli immigrati arriva in Italia per lavorare».
Basta qualche numero: nel settore dell’edilizia, oltre un operaio su quattro è straniero (30,9%), 32,7% tra i manovali, 27,4% tra i braccianti, 16,2% tra gli impiegati nella ristorazione. Morale: «Accoglierli tutti è faticoso — conclude il senatore Pd — e può sembrare un’utopia. Ma diventa irrealizzabile solo se non c’è una politica condivisa a livello europeo».

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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