Due parole, due sul caso Barca. Vi invito ad ascoltare tutta la registrazione, però. Perché da come parla al finto Vendola de ‘La Zanzara’ si capisce il suo travaglio, vero. Direte c’è di peggio che fare il ministro dell’Economia con Renzi. Eccome no. Ma non è questo il punto. Ciò che colpisce, sì colpisce, non è il suo sfogo sulle pressioni di De Benedetti (smentite dal patron di Repubblica) che, francamente, vere o no, comunque non lasciano di stucco nemmeno un bimbominkia che non capisce una cippa di politica. Ciò che stupisce, almeno stupisce me, è la coerenza. Limpida, cristallina e sfacciata come un pugno in faccia. Barca semplicemente dice che non ce la fa a far parte del governo Renzi. E usa parole che non si riferiscono alle solite poltrone, ma dice che “non possono pretendere che le persone facciano violenza ai propri metodi, ai propri pensieri, alla propria cultura”. E poi ancora rincara la dose: “è una cosa che è priva… non c’è un’idea, c’è un livello di avventurismo. Non essendoci un’idea, siamo agli slogan”. Infine, la chiusa: “c’è una cosa che si chiama umanità. Io penso che in tutta questa vicenda oltre alla irresponsabilità politica, ci sia anche un elemento disumanizzante”. Ecco, uno che si pone dei problemi per occupare una poltrona a cui tutti ambirebbero, in libertà, al telefono con un (finto) amico, senza streaming, è talmente una mosca bianca che mi verrebbe da stringergli la mano (poi, magari, gli chiederei del governo Monti, ma quella è un’altra storia).

Rosalba Carbutti

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