Siamo nel 2014.  E gli adolescenti, dai 14 anni in su, basta sentirli parlare, non sono certo degli sprovveduti che pensano che i bambini li porti la cicogna. Ecco, appunto, e allora che senso hanno le denunce delle associazioni Pro Vita onlus e Giuristi per la vita contro due  prof di lettere del liceo Giulio Cesare di Roma? Per quanto mi riguarda, la polemica è inutile. E anacronistica. Se due docenti fanno leggere a dei giovani il libro di Melania Mazzucco ‘Sei come sei’ (Einaudi) dove si descrive in modo anche crudo e realistico un rapporto omosessuale,  che male c’è? A questo punto, se si mette all’indice un libro, perché non eliminare dal programma anche Catullo? Le associazioni in questione dovrebbero, invece, tirare un sospiro di sollievo, visto che dopo la lettura si può discutere e confrontarsi  in classe, invece che demandare il tema della diversità a battute crudeli magari su un gelido social network. Questi censori sparsi per le scuole (e non solo) facciano un giro tra i giovani e ascoltino quello che dicono e come lo dicono. Si iscrivano a Facebook, Badoo, Ask.fm etc… e cerchino di capire se abbia o meno senso mettere un bollino con “vietato ai minori” a un libro. Forse, se provassero a vivere il  mondo, prima di giudicarlo, farebbero cosa gradita.

Ecco il brano al centro delle polemiche, dove uno dei protagonisti scopre la sua omosessualità (Ma non dimentichiamo che il libro narra la storia di Eva, figlia di una coppia gay, Giose e Christian. Quando quest’ultimo muore,  Giose non ha i titoli legali per occuparsi della ragazzina e si rintana in un casolare. Eva farà di tutto per rintracciare il padre superstite). 

NB: Avverto i lettori che i contenuti sono particolarmente espliciti

“Nessuno avrebbe mai sospettato che quel muscoloso, ruvido, stopper della squadra di calcio dell’oratorio (…) la notte si stancava la mano sulle foto di Jimi Hendrix, Valerij Borzov e Cassius Clay. Pure, benché sapesse che Mariani Andrea non soltanto lo avrebbe respinto ma anche tradito e sputtanato, un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze.

Si inginocchiò, fingendo di cercare l’accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l’uccello in bocca.

Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita”.
Rosalba Carbutti

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