Intervista pubblicata su QN (Carlino, Nazione e Giorno) del 24 settembre 2014
La resa dei conti sarà in Aula. Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro alla Camera, ed esponente della minoranza Pd, lo ammette senza troppi giri di parole: «Noi proponiamo una mediazione, garantendo l’articolo 18 ai neoassunti a partire dal quarto anno. Poi se la nostra proposta non passa, è chiaro che i gruppi parlamentari hanno la loro autonomia e che, comunque vada alla direzione Pd di lunedì, nessuno vieta di votare i nostri sette emendamenti».
Ma Renzi e perfino il presidente Orfini dicono che la libertà di coscienza non c’entra se, in direzione Pd, prevale una linea favorevole al Jobs act.
«Se non si riesce a mediare, al Senato e alla Camera voteremo i nostri emendamenti. Bisogna distinguere tra governo, Parlamento e partito. Renzi è premier e segretario del Pd, ma non è ancora capogruppo».
Il premier vi accusa di fare una battaglia ideologica.
«Non c’è nessuna guerra di religione sull’articolo 18. Stiamo cercando un compromesso su tutto l’impianto della delega».
A parte l’articolo 18, che cosa chiede la minoranza Pd?
«La cancellazione delle forme più precarie di lavoro, correzioni alla revisione della mansioni e ai controlli a distanza, mentre appoggiamo Renzi sull’universalizzazione degli ammortizzatori sociali e vorremmo ragionare sulla platea di persone da coinvolgere, quanto varrà l’erogazione mensile, le coperture, eccetera..».
Sulle risorse c’è un balletto di cifre.
«Se consideriamo solo un milione di persone da tutelare e un sussidio di circa 800 euro al mese, il costo per lo Stato sarebbe già di 800 milioni al mese, pari a 9,6 miliardi l’anno».
Poi ci sono i licenziamenti.
«Per i neoassunti puntiamo ad allungare il periodo di prova. Cioè, diciamo ok al contratto a tutele crescenti per tre anni. Poi al quarto anno deve scattare l’articolo 18, così da evitare divisioni tra lavoratori di serie A e serie B. L’articolo 18 è stato cambiato due anni fa con la legge Fornero, imitando il modello tedesco. La possibilità da parte del giudice di scegliere tra risarcimento o reintegro sul posto di lavoro del dipendente non ha comunque impedito alla Germania di diventare la locomotiva d’Europa, quindi perché cambiare?».
Per non frenare quel «cambiamento violento» invocato da Renzi.
«Senza crescita le imprese non assumono i lavoratori neanche se gli vengono regalati».
Quindi farete il referendum, lascerete spazio al soccorso di Forza Italia o arriverete alla scissione?
«Non corriamo troppo… Mi interessa solo capire se si riesce a correggere la riforma del lavoro».
Scenderà in piazza con la Cgil?
«Andrò se condivido l’obiettivo. Comunque mi auguro che i sindacati abbiano la forza di fare una manifestazione unitaria»

Rosalba Carbutti

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